Roma, 29 apr. (Apcom) - Si allarga la protesta dei ricercatori italiani, avviata nelle scorse settimane dal Cnru, il 'Coordinamento nazionale ricercatori universitari', per opporsi alla riforma accademica già approvata in prima lettura dal Cdm e da alcuni mesi al vaglio delle commissioni parlamentari per la stesura definitiva: oggi a Milano si è svolta una partecipata assemblea, alla presenza di una trentina di rappresentanti di categoria, al termine della quale i ricercatori hanno confermato la volontà di non accettare più l'incarico di tenere le lezioni qualora il ddl Gelmini venisse approvato senza le modifiche richieste. I ricercatori contestano, in particolare, la norma che prevede l'addio alla professione qualora, dopo sei anni di supplenze certificate, non dovessero superare il concorso per diventare professori associati. Da qui la decisione di non accettare più gli incarichi didattici non obbligatori a partire dal prossimo anno accademico: i ricercatori si limiteranno, pedissequamente, in linea con quanto prevede la legge, ad assistere gli studenti e a fornire le loro prestazioni tecniche all'interno dei laboratori. Le richieste, tra cui un incremento dei fondi destinati al settore della ricerca accademica, sono state apposte oggi all'interno di un documento unitario, sottoscritto da tutte le associazioni di categoria: i ricercatori hanno annunciato che il documento nei prossimi giorni verrà inviato al ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini. Ad avviare la protesta contro il ddl Gelmini era stato, alcune settimane fa, il 'Coordinamento nazionale ricercatori universitari' a seguito di un sondaggio a cui avevano partecipato quasi 5.000 dei 25.000 ricercatori attivi nel panorama accademico italiano: nell'occasione in 3.887 (il 79.9%) si sono dichiarati favorevoli alla ipotesi di attivazione di maggiori possibilità concorsuali e di inquadramento nella docenza, con possibilità di raggiungere il IX livello, per coloro che hanno svolto almeno sei anni di didattica certificata. Al termine di un'assemblea nazionale, svolta ad inizio aprile, anche i delegati del Cnri hanno invitato "tutti i ricercatori universitari a non accettare incarichi per affidamento e supplenza per il prossimo anno accademico" e ad avviare "forme di lotta immediate che comprendano anche la sospensione dell'attività didattica".
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