da sito CorrieredelMezzogiorno del 21.6.2010
Stop a esami e lauree nella facoltà. Parte lo sciopero contro i tagli, protestano prof e ricercatori
CASERTA — La sopravvivenza della Facoltà di Ingegneria della Seconda Università di Napoli potrebbe essere seriamente in pericolo. Dopo aver unificato due corsi di laurea, la Facoltà rischia, infatti, di perderne altri tre. Colpa dei tagli previsti dalla finanziaria e della riforma universitaria che penalizza fortemente il ruolo e la funzione soprattutto dei ricercatori, sui quali si regge una buona parte dell’attività didattica degli atenei italiani. Da qui la decisione, condivisa da molti professori ordinari e associati, di bloccare, anche alla Sun, gli esami di profitto e di laurea a partire da lunedì, come hanno già fatto le Facoltà di Ingegneria delle Università di Cassino, Parthenope e Sannio.
Una scelta dura, per molti versi impopolare, ma inevitabile. «Ci abbiamo pensato molto, abbiamo sperato di non arrivare a tanto, ma siamo stati costretti a intraprendere questo tipo di protesta, consapevoli che, purtroppo, è l’unico mezzo che ci rimane per far sentire la nostra voce e far arrivare al Governo il grave disagio che stiamo vivendo» dice Francesco Caputo, ricercatore ad Aversa. Un gesto che ha il tono dell’estrema ratio, insomma, e che, comunque, pare aver già ottenuto qualche risultato. Ovvero l’appoggio bipartisan (da destra e da sinistra) ad una iniziativa promossa dal deputato casertano Pd, Stefano Graziano. Il parlamentare ha invitato, infatti, gli altri colleghi campani a condividere e a sottoscrivere tre emendamenti da proporre al testo di riforma dell’Università, per ora al Senato, fondamentali per il futuro del sistema universitario e, soprattutto, degli atenei meridionali. «No ai tagli dei finanziamenti, riconoscimento giuridico dei ricercatori, eliminazione del blocco del turn over»: sono i tre argomenti intorno ai quali ruota la richiesta di Graziano, accolta e condivisa in toto dalla collega del Pdl Giovanna Petrenga. «Sono pronta a sottoscrivere questi emendamenti e ad appoggiare l’iniziativa di Graziano» ha detto la Petrenga.
Una scelta dura, per molti versi impopolare, ma inevitabile. «Ci abbiamo pensato molto, abbiamo sperato di non arrivare a tanto, ma siamo stati costretti a intraprendere questo tipo di protesta, consapevoli che, purtroppo, è l’unico mezzo che ci rimane per far sentire la nostra voce e far arrivare al Governo il grave disagio che stiamo vivendo» dice Francesco Caputo, ricercatore ad Aversa. Un gesto che ha il tono dell’estrema ratio, insomma, e che, comunque, pare aver già ottenuto qualche risultato. Ovvero l’appoggio bipartisan (da destra e da sinistra) ad una iniziativa promossa dal deputato casertano Pd, Stefano Graziano. Il parlamentare ha invitato, infatti, gli altri colleghi campani a condividere e a sottoscrivere tre emendamenti da proporre al testo di riforma dell’Università, per ora al Senato, fondamentali per il futuro del sistema universitario e, soprattutto, degli atenei meridionali. «No ai tagli dei finanziamenti, riconoscimento giuridico dei ricercatori, eliminazione del blocco del turn over»: sono i tre argomenti intorno ai quali ruota la richiesta di Graziano, accolta e condivisa in toto dalla collega del Pdl Giovanna Petrenga. «Sono pronta a sottoscrivere questi emendamenti e ad appoggiare l’iniziativa di Graziano» ha detto la Petrenga.
L’auspicio è che i due parlamentari siano solo i primi sottoscrittori. «Spero che su questi temi cruciali per l'efficace funzionamento dell’università — afferma Graziano — tutti imiei colleghi sappiano mostrare la giusta condivisione per una battaglia indispensabile per il futuro del Paese». L’iniziativa di Graziano sembra, comunque, aver aperto uno spiraglio nella vertenza dei docenti in agitazione. «E’ un segnale incoraggiante che speriamo abbia un seguito concreto» dice Caputo. Che aggiunge: «Non vogliamo danneggiare nessuno, meno che mai i nostri studenti, ai quali, anzi, chiediamo, appoggio e sostegno, così come ce lo aspettiamo dall’intera pubblica.
Lidia Luberto
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