Il ponte sullo Stretto di Messina si può realizzare nei tempi previsti e con un forte risparmio rispetto ai costi degli anni ottanta.
È quanto ha affermato l’on. Aurelio Misiti, portavoce nazionale MPA, nel corso dell’incontro dibattito organizzato a Roma dal Copit, Comitato di Parlamentari per l’Innovazione Tecnologica.
All’incontro, presieduto dagli onorevoli Mario Tassone e Silvano Moffa, hanno portato il loro contributo tecnico-scientifico i professori ingegneri Piero D’Asdia, dell’Università di Chieti-Pescara; Remo Calzona e Aurelio Misiti, dell’Università Sapienza di Roma.
Il passaggio dal progetto preliminare a quello definitivo sarà l’occasione – ha spiegato Misiti – per aggiornare l’impostazione che risale agli anni ottanta e tenere conto delle nuove tecnologie in termini di scienza dei materiali, di aerodinamica e di organizzazione dei cantieri offshore.
La scienza e la tecnologia dei materiali ha conseguito importanti risultati negli ultimi venti anni e consentirà di utilizzare leghe più leggere e meno costose per realizzare le funi, che costituiscono uno dei tre elementi portanti del ponte. Così pure per l’impalcato, secondo elemento portante, e cioè la struttura su cui transitano i veicoli – ha affermato il prof. Misiti – l’avanzamento nella sperimentazione aerodinamica consentirà un impatto più “dolce” con i venti e la possibilità di separare la mobilità su gomma da quella su ferro, progettando una sezione che consenta di realizzare il passaggio dei veicoli su due livelli.
A questo fine il Movimento per le Autonomie MPA – è stato annunciato dal portavoce nazionale del partito – ha presentato emendamenti alla manovra economica in discussione al Parlamento, per un totale di cento milioni di euro, che prevedono la realizzazione di due grandi laboratori scientifici situati a Messina e a Reggio Calabria. Il primo, di Scienza e tecnologia dei nuovi materiali, da affidare a un consorzio delle tre Università siciliane con Sapienza di Roma e il secondo, di aerodinamica e aeroelasticità, da affidare a un consorzio delle tre Università calabresi con il Politecnico di Milano.
L’esperienza ultra ventennale di consolidamento dei terreni in profondità marine – ha poi aggiunto l’on. Misiti – dovrà essere verificata dai progettisti al fine di esplorare la possibilità di installare le torri, terzo elemento portante, direttamente in mare. In tal caso si avrebbero due immediate conseguenze importanti: un consistente vantaggio economico sugli espropri e l’avvicinamento delle due torri, che porterebbero ad un valore dell’investimento più contenuto e remunerato solo dal pedaggio, senza spese per lo Stato.
Una campata di poco più di duemila metri – ha spiegato Misiti – pur rimanendo la più lunga al mondo, sarebbe meno esposta agli imprevisti della mancanza assoluta di esperienze simili.
Vale la pena di indagare sulle possibili innovazioni da inserire nel progetto definitivo, anche se si tratterà di allungare i tempi della progettazione di almeno un anno, perché con le modifiche che comunque si dovranno inserire a un progetto concepito negli anni ottanta, si potrà risparmiare altrettanto nel tempo di realizzazione.
L’evoluzione solo progettuale può essere decisa di comune accordo tra la committenza pubblica e il contraente generale in quanto, pur modificando eventualmente il quadro economico, non cambia l’oggetto dell’appalto. Si potranno registrare invece – ha concluso Misiti – notevoli effetti positivi di carattere ambientale e paesaggistico, nonché adeguamenti progettuali corrispondenti a studi e ricerche recenti che riducono drasticamente le variabili incognite a suo tempo segnalate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, alla cui valutazione il progetto definitivo dovrà essere sottoposto per il necessario parere.
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