da strill.it del 3.6.2010
La ‘Mediterranea’, Università di Reggio Calabria, vive in questi giorni la cosiddetta crisi di crescita. L’occasione per manifestarsi è data dalla scadenza elettorale che sta impegnando il corpo docente per la scelta del nuovo Rettore, con in campo ben 4 candidati oltre all’attuale Rettore, Massimo Giovannini che, ovviamente, spera in una riconferma. Detta ipotesi, però, sembra abbastanza difficile da concretizzare stante la marginalità che ha vissuto la ‘Mediterranea’, in questi anni, e la voglia di cambiare registro.
La scesa in campo di 4 ‘oppositori’ dell’attuale Rettore dimostra, senza possibilità di smentita, quanto diffuso sia il malcontento che serpeggia nell’Ateneo reggino che non è mai riuscito a diventare un reale punto di riferimento di una città che ha cambiato non solo il look estetico, con le miriade di interventi urbanistici nelle piazze, sul territorio e l’uso sapiente della nuova Via Marina ch’è diventata, in estate, la movida calabrese; ma che ha saputo, con la intelligente guida di Scopelliti proporsi, nello scenario nazionale, non più solo come città violenta e di ‘ndrangheta, ma soprattutto come città operosa e impegnata culturalmente.
L’assenza dell’Università, purtroppo, si è sentita, ma questa assenza ha ‘favorito’ una nuova e forte presa di coscienza (crisi di crescita) sull’urgenza di ripensare la presenza ed il ruolo di un centro di studio, come l’Università, nel momento in cui è in corso una nuova fase per lo sviluppo di Reggio rappresentato dal ruolo di città metropolitana, dalle scelte inerenti il Ponte sullo Stretto, dal nuovo feeling con la dirimpettaia Messina, e dalla ‘baricentricità dell’area dello Stretto in riferimento al Mediterraneo, e dal rapporto con le città rivierasche.
I 4 ‘sfidanti’ però debbono convincersi che ‘divisi’ favoriranno il perpetuarsi della gestione precedente. Debbono invece unire le forze e dare un taglio netto a eventuali aspirazioni personali che vanno ‘sacrificate’ sull’altare del bene comune rappresentato dalla rifondazione dell’Ateneo e del suo ruolo.
Va in questa direzione l’approccio al problema fatto dal prof. Enrico Costa che indica in 5 mosse lo ‘scacco matto da fare a Giovannini’ ed alla sua asfittica gestione dell’Ateneo reggino. Enrico Costa mette subito i piedi nel piatto e propone: 1) Discontinuità e rigore morale; 2) Risanamento; 3) Ricerca; 4) Mandato unico e 5) Centralità della persona.
Costa vuol ‘cambiare decisamente rotta’
• tracciando una nuova direzione, col “traghettare la Mediterranea sulla strada del cambiamento, dell’innovazione e del rigore morale” lasciandosi alle spalle “una gestione burocratica, priva di mordente e assente”;
• ponendo il problema del “risanamento dei conti e del controllo delle spese per evitare il commissariamento o operazioni che decretino la scomparsa dell’ateneo”;
• concependo una “qualità della ricerca che potrà aiutare la credibilità della Mediterranea”. A tal fine è necessario programmare, “oltre all’imprescindibile ricerca di base, filoni specifici alla nostra realtà territoriale (attraversamento dello stretto, città metropolitana, trasporti, ambiente, ecc.”). Riguardo al Ponte saranno i risultati della ricerca ad orientare la bussola perché solo “la oggettività della ricerca darà autorevolezza ed udienza”. Le ‘scelte politiche aprioristiche e irragionevoli’ vanno lasciate da parte;
• limitando il ruolo del Rettore ad un “unico mandato, per liquidare tentazioni elettoralistiche e non perpetuare sé stesso. Liberandolo dai facili clientelismi, di impropria influenza decisionale, potrà agire in totale autonomia ed in effettiva collegialità . Il Rettore dovrà essere totalmente dedito alla “Mediterranea”, e non dovendo cercare né accettare per sé incarichi e prebende, ruoli istituzionali esterni retribuiti, dovrà riversare sulla “Mediterranea” queste opportunità;
• perseguendo la “centralità della persona che porta alla formazione di un capitale umano qualificato, agevolando la coesione sociale, la crescita economica, l’innovazione e l’occupazione, la valorizzazione e lo sviluppo locale. Ma ciò può essere perseguito con il dialogo quotidiano e costante”.
Sull’altare del new deal della “Mediterranea”, il prof. Enrico Costa mette in discussione anche la propria candidatura. E’ un passaggio che gli fa onore, ma è un passaggio che, oggi, non condividiamo perché guidare il processo di rilancio dell’Ateneo metropolitano, con i paletti indicati, crediamo debba competere a chi ha le idee più chiare e, da tempo, si batte per farle affermare.
I cinque punti lanciati dal prof. Costa, ma preferiamo considerarli cinque mosse finalizzate allo scacco matto dell’attuale rettore, sono punti imprescindibili da realizzare nell’interesse della Mediterranea e dei suoi professori (di ogni ordine e grado), ma anche nell’interesse di una città metropolitana come Reggio che vuole, fortissimamente vuole, amalgamarsi con la propria Università.
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