di Francesco Creazzo - A otto giorni dalla prima tornata per l'elezione del Rettore dell'università Mediterranea, uno dei candidati, Enrico Costa, lancia un clamoroso appello agli altri tre candidati che si oppongono alla rielezione dell'uscente Massimo Giovannini: "Uniamoci".
Lo fa, però, presentando un documento programmatico in cinque punti, di cui richiede la sottoscrizione al candidato su cui avverrebbe l'auspicata convergenza, e preventivando anche la possibilità di poter arrestare la propria corsa verso gli uffici del Rettorato.
Un documento programmatico che riassume il progetto e le idee del presidente del corso di laurea in urbanistica, ma anche di buona parte dello schieramento anti Giovannini: la parola d'ordine è "Risanamento".
"Un risanamento che non è solo quello della cassa - spiega Costa - ma che investa tutto l'Ateneo".
A partire dalla discontinuità con l'amministrazione precedente, specie per quello che riguarda la cosiddetta "questione morale" sulla quale Costa auspica un "deciso cambiamento di rotta". Tuttavia anche le casse dell'Ateneo hanno chiaramente bisogno di un'opera di salvataggio: a questo proposito Costa propone la sua personale "manovra", proponendo il taglio dei banefit, delle prebende, delle auto blu e dei molteplici incarichi retribuiti, che sottrarrebero tempo ed energie a chi si dovrà occupare solo della Mediterranea, nonchè la riduzione della carica a un solo possibile mandato, dimodochè - spiega - "durante il corso del primo incarico, il Rettore non possa avere la tentazione di perpetuare sè stesso".
Costa, però, non si occupa solo del risanamento strutturale, ma anche della programmazione in merito alla ricerca: "saranno individuate le risorse finanziare da destinarle - si legge nella nota programmatica - in base a una valutazione di risultati, grazie all'implementazione di un sistema di controllo e verifica". Una riorganizzazione che coinvolgerà anche i dipartimenti.
Un capitolo a parte riguarda il Ponte: senza entrare nel merito, Costa stabilisce soltanto che la questione sarà "guidata dalla bussoloa della ricerca e non dettata da pareri personali che non si basano su risultati scientifici".
L'urbanista, insomma, apre agli altri candidati ma sottopone l'unione a condizioni ferree e ad una politica futura che, per dirlo alla Winston Churchill, sia di "lacrime e sangue": una sorta di austerity permanente con l'obiettivo fisso del taglio dei costi per un Ateneo che, altrimenti, "correrebbe il rischio di essere commissariato, cosa che farebbe aumentare le probabilita di fusione o accorpamento con le università circostanti, facendo salutare a Reggio la sua università dopo 42 anni di fatica".
Con buona pace degli affittacamere, dei gestori di locali e di librerie.
Costa è pronto, dunque, a farsi da parte quanto a guidare egli stesso la coalizione di "normalizzazione" della Mediterranea, anche attraverso un rapporto con la politica che s'immagina "di esclusivo profilo istituzionale: dobbiamo far sparire i partiti, tutti i partiti, dall'università e creare le condizioni per un rapporto sano coi rappresentanti istituzionali, che prescinda dallo stato di bisogno dell'una o dell'altra parte".
L'ultimo punto del documento è denominato "La centralità della persona" perchè "il nuovo Rettore deve essere il Rettore della società civile, un rettore che viva l'università e lavori assieme a tutti gli altri, agli studenti, ai ricercatori che sono il fulcro e l'unico oggetto di un Ateneo".
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