giovedì 29 luglio 2010

Mailbombing ai partiti di opposizione per rompere silenzio sulla riforma Gelmini

da sito repubblica.it del 29.7.2010 

 

"Mailbombing" ai partiti d'opposizione
"Rompere il silenzio" sulla riforma Gelmini
 

L'iniziativa di docenti e ricercatori dell'ateneo di Salerno per chiedere "attenzione, lungimiranza e coraggio" contro un provvedimento che rischia di "smantellare la formazione e la ricerca"

di CARMINE SAVIANO
 
Inviare una mail per salvare l'università. Parte da Salerno l'ultima protesta contro la riforma Gelmini. Protagonisti i docenti e i ricercatori dell'ateneo salernitano. Che hanno proposto un "mailbombing rivolto ai capigruppo dei partiti d'opposizione alla Camera e al Senato". Oggetto della mail: "rompere il silenzio". Contenuto una richiesta di "attenzione, lungimiranza e coraggio" per combattere un provvedimento che rischia di "smantellare la formazione e la ricerca". Ne parliamo con Miriam Voghera, docente di Linguistica Generale nell'Università di Salerno, che a Repubblica.it racconta genesi e sviluppo dell'idea.

Professoressa Voghera, cosa spinge un professore universitario a usare toni così netti e perentori nei confronti di chi dovrebbe rappresentarlo?
"Il senso di responsabilità. Chi lavora in questi ambiti sa che anche dal suo lavoro dipende la formazione delle generazioni future e la qualità del futuro. Ma se sta per essere approvata una legge che diminuisce le risorse materiali e umane a disposizione, noi abbiamo il dovere di rivolgerci con forza ai nostri rappresentanti in Parlamento per chiedere attenzione, lungimiranza e coraggio. Lo dobbiamo ai nostri studenti, alle loro famiglie e, per quanto possa suonare retorico, alla società".

Perché un mailbombing all'opposizione e non alla maggioranza?

"L'idea che la scuola e l'università siano un bene di tutti e per tutti non appartiene ai partiti di questo governo. Rivolgersi a loro perché difendano la scuola, la ricerca e l'università pubbliche di qualità è privo di senso politico: è un po' come a chiedere alla Lega di difendere la libertà religiosa. Altra cosa è rivolgersi a chi ha fatto della difesa della scuola, della ricerca e dell'università pubblica un punto del proprio programma politico. E' a questi senatori e deputati che chiediamo conto del loro operato e del perché non abbiano fatto della riforma dell'università un grande tema di dibattito nazionale".

Quali saranno le condizioni reali dell'università italiana se la riforma Gelmini dovesse essere approvata?
"L'Italia, secondo l'Istat, spende per lo sviluppo e la ricerca circa 266 euro per abitante contro una media europea di circa 432 euro. Quindi è bene sapere che l'idea che l'università sprechi enormi quantità di risorse è falsa, semplicemente perché le risorse sono già pochissime. La riforma Gelmini taglierà ancora risorse in due modi: darà meno soldi  e bloccherà la possibilità di assumere i professori e i ricercatori che via via  andranno in pensione. Questo certo non favorirà l'inserimento di giovani ricercatori".

E l'altro modo?
"Anziché affrontare e risolvere la questione dello stato giuridico dei ricercatori, si inventano dei ricercatori a tempo determinato che dovranno lottare contro gli attuali ricercatori per dei posti che comunque non ci saranno. Infine, ciò di cui nessuno parla, ma che temo sia l'obiettivo vero della riforma".

Ovvero?
"Il Ddl prevede una riforma del sistema di governo delle università, esautorando, di fatto, i Senati accademici e trasferendo ampi poteri ai consigli di amministrazione che saranno aperti a personalità con esperienza in campo gestionale e professionale, di cui non vengono indicate le competenze necessarie".

L'università come un'azienda. Che ricadute avrà questa decisione?
"Si toglie l'università ai professori per darla ai cosiddetti manager. Con la piccola differenza che mentre i professori, i ricercatori, gli assegnisti di ricerca e persino i dottorandi devono sottoporsi a valutazioni periodiche, per i manager la meritocrazia non vale mai".

Chi ci perde e chi ci guadagna con la riforma?
"La riforma fatta dalla ministra Gelmini al grido di 'Abbasso i baroni' è una riforma contro gli studenti che avranno corsi di laurea più poveri. Contro gli attuali ricercatori, che restano senza prospettive. Contro la meritocrazia perché affida il governo dell'università a personalità che non saranno sottoposte a un giudizio pubblico. E i soliti noti ne trarranno giovamento".

Il testo della lettera
Ai Senatori e ai Deputati eletti nelle liste dell'opposizione

Non abbiamo votato per il governo ma per i partiti oggi all'opposizione, perché ritenevano  -  e vogliamo continuare a ritenere  -  che voi dell'opposizione avreste lavorato per il necessario sviluppo della scuola, dell'università e della ricerca pubblica, che costituiscono il futuro non solo culturale e intellettuale, ma anche economico-produttivo del nostro Paese.

Non vediamo proposte credibili che portino il vostro segno a favore dell'istruzione e della ricerca pubblica. A fronte di una scarsa progettualità, intravediamo segnali di parziale consenso o velato dissenso al Ddl Gelmini. Poiché il Ddl ha come effetto la distruzione della qualità formativa e scientifica del sistema universitario, impedendo investimenti per la ricerca e la didattica, riterremo ogni forma di sostegno diretto o indiretto come una negazione del patto che lega noi elettori ai nostri rappresentanti.

In assenza dell'elaborazione di concrete proposte alternative che contrastino il Ddl Gelmini nei fondamenti e nelle prospettive, siamo pronti a ripensare il nostro sostegno ai vostri partiti per i quali potremmo non votare alle prossime elezioni.
(29 luglio 2010)

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