Anche se il bando non prevede alcuna assunzione chiedono di poter continuare a lavorare in Calabria
Tonio Licordari - Reggio Calabria
Il buio oltre la siepe dei voucher? La preoccupazione dei giovani superlaureati è legittima, ma è anche giusto ricordare i "patti" stabiliti dal bando. Non c'era alcun impegno per un impiego fisso dopo la conclusione dei due anni di stage, ma solo una "raccomandazione" politica agli enti in cui hanno operato questi giovani. Adesso che i nodi stanno venendo al pettine una rappresentanza dei 500 stagisti ha scritto una lettera al governatore Giuseppe Scopelliti e al presidente del Consiglio regionale, Franco Talarico, per porre alla loro attenzione il problema.
Facciamo un passo indietro per inquadrare la questione nel binario giusto. La proposta era partita dal Consiglio regionale, e in particolare dal presidente dell'epoca Giuseppe Bova, largamente condivisa dalla Giunta, a cominciare dal governatore Agazio Loiero. Con il nobile obiettivo di fermare la fuga dei cervelli e di valorizzare i giovani superlaureati in Calabria, si è deciso, riducendo i costi della politica (anche i consiglieri regionali si sono decurtati lo stipendio) di lanciare il cosiddetto "Programma stages 2008" riservato ai superlaureati (la base di partenza riguardava i giovani che avevano conseguito il titolo di laurea con 110) che per due anni avrebbero avuto l'opportunità, con una borsa di studio congrua, di lavorare e fare esperienza negli enti (Comuni, Province, Asl, Aziende ospedaliere, Università, anche imprese private). La prima tranche di questo progetto riguardava 500 giovani, 250 finanziati dal Consiglio e 250 dalla Giunta.
Adesso che lo stage sta per finire, questi giovani si troveranno in mano un attestato di master di secondo livello, come era nei patti, ma rischiano di restare disoccupati, dovendo ricominciare da capo, non avendo gli enti la possibilità di procedere ad assunzioni.
Nella lettera rivolta a Scopelliti e Talarico, partendo dalle parole dei due presidenti che hanno esaltato il principio della meritocrazia, scrivono: «Lo Stato e la Regione hanno il dovere di trovare e creare le risorse per sostenere e tutelare l'attività dei giovani che hanno formato, spesso in modo eccezionale (come nel nostro caso) perchè se si vuole pensare realmente ad uno sviluppo della nostra terra, non bisogna commettere nuovamente l'errore di pensare che lo sviluppo dipenda solamente dall'ammontare dei soldi pubblici presenti nel bilancio regionale. Le teorie dell'economia politica, infatti, dimostrano chiaramente che lo sviluppo economico dipende dalla qualità del capitale umano e non tanto dall'ammontare del capitale fisico».
In questa lettera si ribadisce che «la maggior parte del lavoro creativo avviene tra i venti e i quarant'anni, per cui è su questa fascia di professionisti e di sperimentatori che bisogna indirizzare le risorse finanziarie, seguendo esclusivamente criteri meritocratici e sulla base di progetti con le prospettive dell'originalità, della qualità e della potenzialità di sviluppo».
Ecco l'appello a Scopelliti e Talarico: «Noi vincitori del Programma stages vorremmo, semplicemente, svegliarci domattina e scoprirci figli di una Regione che ha ancora voglia di affidarsi ai suoi migliori talenti per rialzare la testa, scrollandosi di dosso le rovinose brutture dell'indifferenza e le cancrenanti conseguenze di una politica che troppo spesso ha fatto della pratica clientelare il proprio modus operandi per diventare scenario privilegiato di una storia scritta dal progresso e dallo sviluppo socio-economico e culturale. Anche noi, assieme a voi, vogliamo prendere parte ad una siffatta presa di coscienza in qualità di attori capaci di apportare un contributo fattivo, attivo e positivo a quello che andrebbe così delineandosi come un vero processo virtuoso: non precludeteci la possibilità e l'opportunità di esserlo e di esserci».
La lettera prosegue su questi toni («temiamo di essere scavalcati dai raccomandati di turno»), i giovani temono che senza un un intervento politico anche loro, come altre migliaia di giovani, saranno costretti a lasciare la Calabria. Pensierino finale: «Cari presidenti Scopelliti e Talarico, diciamo insieme basta all'emigrazione intellettuale. Noi siamo pronti a restare nella nostra Calabria e ad aderire a quel progetto di cambiamento che entrambi avete divulgato ma dateci l'occasione di lottare al vostro fianco. Questa è una battaglia che va fatta, se vogliamo avere la speranza di vivere in una regione che goda della fiducia dei suoi cittadini, che sappia affrontare le sfide del futuro e che sia essa stessa un simbolo di merito».
Fin qui l'appello legittimo dei giovani stagisti, anche se si sapeva già in partenza che l'esperienza sarebbe finita alla scadenza del voucher.
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