da sito virgilio.it del 14.05.2010
Centralista e con tagli "indiscriminati". Il Pd respinge su tutta la linea il ddl Gelmini per la riforma dell'università e si dichiara pronto a dare battaglia nell'aula del Senato dove il provvedimento approderà a breve. Per i democratici la riforma "epocale" è solo "un insieme di tagli lineari e indiscriminati addobbati di belle parole e nobili intenti". A spiegare la posizione del Partito democratico è stata la presidente dei senatori Anna Finocchiaro, insieme al responsabile Università e ricerca della segreteria del Pd Marco Meloni e ai membri della commissione Istruzione, dove ieri è intervenuto il ministro Mariastella Gelmini. "Siamo convinti - spiega Anna Finocchiaro - che sia necessario riformare l'Università per accrescerne autonomia e responsabilità, ma il ddl Gelmini fa esattamente il contrario". Inoltre, aggiunge la Finocchiaro, "con i tagli annunciati dal ministro Gelmini molti atenei che già non riescono a funzionare, e nel 2011 non potranno pagare gli stipendi ai dipendenti, saranno costretti a chiudere. Questa è l'unica verità che è emersa in commissione e noi vogliamo denunciare al Paese la volontà di questo Governo e della maggioranza". A rischio ci sarebbero tra l'altro gli atenei di Roma, Firenze e Milano. "Solo università ricche che hanno immobili come quella di Siena - ha detto Vittoria Franco - potranno venderli e sopravvivere mentre le altre affonderanno". In altri paesi "l'università è considerata un asset strategico per uscire dalla crisi ma da noi per una precisa scelta politica non è così", ha rilanciato la presidente dei senatori democratici tacciando il provvedimento anche di "centralismo". "Il sapere - ha sottolineato il capogruppo democratico in commissione Cultura Antonio Rusconi - è diventato luogo di saccheggio, prima con la scuola, poi con gli enti lirici, ora con l'università". Meloni, da parte sua, ha ribadito la volontà del Pd a discutere nel merito delle questioni e a partire dagli emendamenti presentati ma "è chiaro che se il discorso, come dice la Gelmini, è 'collaborate e forse Tremonti potrà trovare le risorse per fare funzionare l'università il mese prossimo non possiamo che opporci. Chediamo al governo un ripensamento su questi tagli". Infine Maria Pia Garavaglia ha criticato proprio la 'ratio' della riforma Gelmini "con la quale i consigli di amministrazione avranno più potere dei Senati accademici": "In questo modo l'università diventa un'azienda mercantile invece di una comunità del sapere".
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