mercoledì 6 ottobre 2010

Una riforma da cancellare

da sito lastampa.it del 6.10.2010


Una chiamata a raccolta in vista della manifestazione nazionale di venerdì prossimo contro la riforma dell’università. Dopo l’assemblea delle facoltà scientifiche di lunedì, con quattrocento partecipanti, si è svolta ieri a Palazzo Nuovo quella organizzata dal movimento Studenti Indipendenti e dalla rete dei ricercatori. Seicento tra universitari, ricercatori, qualche professore e preside di facoltà, hanno risposto all’appello. Obiettivo: far sentire ancora una volta il dissenso totale verso il ddl Gelmini che dovrebbe essere discusso in Parlamento la prossima settimana. Una riforma che sta mettendo in ginocchio gli atenei, poiché ha scatenato la protesta dei ricercatori, la cui figura rischia di sparire. Chi fa ricerca, circa il 30 per cento del personale docente, ha scelto di non insegnare quest’anno, mobilitazione che ha provocato lo slittamento dell’inizio delle lezioni e lasciati scoperti molti insegnamenti.

Per gli organizzatori, l’incontro ha voluto coinvolgere «tutti i soggetti che lavorano e studiano in università, ma anche rappresentanti dei sindacati», come Pino Capozzi ed Edi Lazzi della Fiom, presenti alla manifestazione. «Tocca a noi muoverci contro questo ddl dei disastri che parla di meritocrazia a caso, affossando il livello medio della didattica», ha detto Alessandro Ferretti ricercatore a Fisica e portavoce della rete di protesta «29 aprile». Studenti e ricercatori promettono nessuno sconto anche a «cose fatte». Per Ferretti, che venerdì sarà a Bologna, centro della protesta dei precari dell’Università, «la mobilitazione non si fermerà anche dopo l’eventuale approvazione-lampo del disegno di legge; stavolta la tecnica del muro di gomma adottata dal governo non funzionerà».

La posizione degli studenti è netta. Nessuno spazio per i compromessi, la riforma va cancellata. Lo spiegano gli universitari che hanno studiato il ddl, illustrandolo ieri durante i dibattito a compagni e docenti: «È un provvedimento che si fonda sui tagli alla spesa per l’istruzione e toglie qualsiasi potere alle istituzioni universitarie, senato accademico in testa, per dirottarlo sulle poche poltrone del consiglio di amministrazione». Insomma per gli studenti la riforma non può essere corretta o migliorata a suon di modifiche. «Va stracciata e riscritta da capo, su altre basi». Ne è convinto anche il preside della facoltà di Lingue Paolo Bertinetti: «L’unica destinazione accettabile di questo disegno di legge è il cestino della carta straccia; deve essere bloccato e riscritto totalmente».

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