da LaRepubblica.it (edizione di Bologna) del 7.10.2010
Chi continua il blocco delle lezioni, chi rientrerà in aula. Ma tutti sul piede di guerra. La protesta dei ricercatori dell'Alma Mater va avanti e si accenderà con l'arrivo della riforma Gelmini alla Camera. L'appuntamento è per martedì, con una nuova assemblea.
"Tutte le Facoltà saranno mobilitate al massimo la prossima settimana, una nostra rappresentanza andrà a Roma a protestare con gli altri ricercatori e non ci fermeremo nemmeno se la legge passerà. Continueremo a dar battaglia sui regolamenti e sui decreti attuativi". Le conclusioni, alla fine di una lunga e disordinata assemblea, sono di Loris Giorgini e Daniele Bigi, rappresentanti dei ricercatori, mentre gli studenti e i ricercatori del collettivo Bartleby annunciano un sit-in davanti al rettorato il 14 ottobre. Due proteste parallele che ieri all'assemblea non si sono unite. Anzi.
Gli ex dell'Onda hanno tentato più volte di raccogliere adesioni alla loro mobilitazione di piazza. Tentativo fallito. "Prendiamo le distanze, non condividiamo i loro principi e modi", dicono i rappresentanti dei ricercatori alla fine della discussione partita ieri all'una all'aula V di Palazzo Poggi e terminata, dopo due ore, nel cortile interno el Rettorato perché l'aula doveva essere liberata - ironia del caso - per far fare lezione agli studenti di Giurisprudenza.
La settimana calda che si preannuncia avrà un'anticipazione domani con l'assemblea nazionale dei ricercatori precari, dalle 11 alle 18, all'aula B di viale Berti Pichat. Verranno da tutta Italia, sono gli "invisibili" che studiano e fanno didattica nelle università con assegni di ricerca, contratti annuali, borse di studio. Quelli senza futuro. "Si sta addirittura prefigurando la rottamazione dei precari storici", protesta Francesca Ruocco, voce della rete dei precari di Bologna.
Intanto continua in alcune Facoltà il blocco della didattica da parte dei ricercatori, ma l'effetto per ora è su pochi corsi. Tranne ad Agraria, dove 82 ricercatori su 87 hanno confermato "con sofferenza" l'indisponibilità perché "è l'unico mezzo per richiamare l'attenzione sui gravi problemi che affliggono l'università pubblica", e 50 insegnamenti su 230 non sono partiti.
"Non c'è stata alcuna sostituzione e per ora sono sospesi - spiega il presidente della Commissione didattica Alberto Vicari -. Qualche problema c'è in due lauree magistrali". Le lezioni sono state riprese dai ricercatori ad Architettura, alla Scuola interpreti e a Ingegneria di Cesena. Rimane con adesioni molto alte (95 su 150) la rinuncia ai corsi a Scienze, dove alcuni ricercatori hanno proposto in assemblea di rientrare in aula nel secondo semestre se gli emendamenti alla riforma saranno accolti. Nelle altre Facoltà dove parte dei ricercatori si sono resi "indisponibili" a fare lezione, la protesta continuerà sino alla prossima settimana, in attesa di vedere cosa succederà a Roma.
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