da sito della Stampa.it del 13.10.2010
Fli pronto a dare battaglia: trovare subito le risorse o rinviare tutto. L'esame della legge a novembre
ROMA
Manca la copertura finanziaria e l’approvazione alla Camera del ddl di riforma dell’università slitta di un mese: il testo doveva approdare in aula domani, per avere una «corsia preferenziale» prima della sessione di bilancio. Ma poi è stato calendarizzato venerdì, appuntamento che slitterà visto che, in una riunione, governo (Tremonti e Gelmini) e maggioranza (ha partecipato anche Fli) hanno deciso di lasciare in stand by per un mese il testo, che non cambia, in attesa di risorse che si è determinati a trovare.
E poco importa una eventuale «bocciatura» della commissione Bilancio che ha rinviato a domani l’esame del testo, perchè, secondo chi ha partecipato all’incontro, c’è la volontà politica di trovare i soldi. Volontà che lo stesso premier ha assicurato al ministro Gelmini, la quale, preoccupata e contrariata per lo stop ricevuto, l’ha chiamato ad Arcore.
Dove Berlusconi ha incontrato in mattinata lo stesso Tremonti, con in agenda anche il tema riforma atenei. Anche il sottosegretario Gianni Letta ha dato il suo impegno per il reperimento delle risorse per i ricercatori italiani e per la riforma.
«Accolgo positivamente - ha detto Gelmini - il fatto che il centrodestra ritenga l’università una priorità. Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse. Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa, che ha l’ambizione di rilanciare l’università italiana. Ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell’Economia valutarne la copertura».
Quello che pesa sono le corpose modifiche apportate in commissione Cultura, in particolare quella che prevede l’assunzione di 9 mila ricercatori: un «peso» talmente forte secondo il Tesoro, che potrebbe determinare «effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». Con la Ragioneria della Stato che ha espresso analoghi rilievi.
La Conferenza dei Rettori ha espresso immediatamente «disappunto e vivo allarme» per la concreta ipotesi di slittamento del voto a dopo la sessione di bilancio del voto in aula alla Camera del Ddl di riforma dell’Università, in pratica il rinvio di almeno un mese (il tempo presumibile che sarà dedicato all’analisi dei conti dello Stato).
Secondo la Crui, in primo piano c’è più che mai «la questione delle risorse», ribadendo «con forza l’esigenza di assicurare al più presto i finanziamenti indispensabili».
Ma da Viale Trastevere si fa notare che in realtà si tratta di uno slittamento dovuto ad un nodo tecnico-politico che potrebbe portare all’approvazione della riforma Gelmini anche entro la fine di novembre, in ogni caso in tempo visto che la legge entrerà in vigore il prossimo anno accademico, il 2011/2012. Certo, viene sottolineato sempre da Viale Trastevere, le risorse necessarie vanno trovate, altrimenti la strada diventerebbe più complessa.
Mentre il Pd plaude per il rinvio e parla di »inaffidabili promesse del governo« che va in tilt, il Pdci parla di «fallimento» della Gelmini, chiedendone le dimissioni. Con Francesco Rutelli che sottolinea l’incapacità del governo a fare le riforme.
Umberto Bossi, da parte sua, ricorda che qualsiasi cosa «quando arriva a Tremonti se non ci sono i soldi finisce lì. O diamo i soldi all’università o alle bombe per gli aerei» in Afghanistan. «Si tratta di una bella scelta», aggiunge, spiegando che però lui preferisce certo «la ricerca».
Fli ha definito «determinante» per il provvedimento la norma riguardante i ricercatori universitari. «Abbiamo deciso - sottolinea il "finiano" Fabio Granata, presente alla riunione governo-maggioranza - di non forzare i tempi e di andare a dopo la sessione di bilancio in modo da garantire le coperture».
«Il gioco delle tre carte della Gelmini e di Tremonti - afferma Domenico Pantaleo, Segretario Generale della Flc-Cgil - è stato svelato. Adesso puntiamo ad aprire una grande e partecipata discussione pubblica sul futuro dell’università Italiana». E domani il sindacato con le associazioni degli studenti, sarà davanti a Montecitorio proprio per protestare contro le riforma.
Il ministero del Tesoro ha espresso dunque «parere contrario all’ulteriore corso» di una serie di norme che »presentano profili di criticità sotto l’aspetto economico finanziario per le quali si rende necessario, quale condizione imprescindibile perchè il provvedimento possa proseguire il suo iter una serie di modifiche o «la loro soppressione».
Tra i punti "critici" anche il piano di concorsi per 9mila ricercatori universitari tra il 2011 e il 2016. «L’emendamento - si legge nel testo - prevede l’istituzione di un Fondo per la valorizzazione del merito accademico con dotazione di 90 milioni di euro per l’anno 2011, 263 milioni di euro per l’anno 2012, 400 milioni di euro per l’anno 2013, 253 milioni di euro per l’anno 2014, 333 milioni di euro per l’anno 2015, 413 milioni di euro per l’anno 2016 e 480 milioni di euro per l’anno 2017. Il fondo è finalizzato alla chiamata di 1.500 professori di seconda fascia per ciascuno degli anni compresi nel periodo 2011-2016 e a valorizzare il merito dei professori e ricercatori universitari inquadrati nella prima progressione economica».
«Circa la copertura utilizzata si fa presente che le risorse iscritte sul Fondo per gli interventi strutturali di politica economica» sono «interamente destinati all’attuazione della manovra di bilancio relativa all’anno 2011». Si aggiunge infine che il citato Fondo risulta «incapiente a decorrere dall’anno 2012, rispetto agli oneri indicati nell’emendamento».
Manca la copertura finanziaria e l’approvazione alla Camera del ddl di riforma dell’università slitta di un mese: il testo doveva approdare in aula domani, per avere una «corsia preferenziale» prima della sessione di bilancio. Ma poi è stato calendarizzato venerdì, appuntamento che slitterà visto che, in una riunione, governo (Tremonti e Gelmini) e maggioranza (ha partecipato anche Fli) hanno deciso di lasciare in stand by per un mese il testo, che non cambia, in attesa di risorse che si è determinati a trovare.
E poco importa una eventuale «bocciatura» della commissione Bilancio che ha rinviato a domani l’esame del testo, perchè, secondo chi ha partecipato all’incontro, c’è la volontà politica di trovare i soldi. Volontà che lo stesso premier ha assicurato al ministro Gelmini, la quale, preoccupata e contrariata per lo stop ricevuto, l’ha chiamato ad Arcore.
Dove Berlusconi ha incontrato in mattinata lo stesso Tremonti, con in agenda anche il tema riforma atenei. Anche il sottosegretario Gianni Letta ha dato il suo impegno per il reperimento delle risorse per i ricercatori italiani e per la riforma.
«Accolgo positivamente - ha detto Gelmini - il fatto che il centrodestra ritenga l’università una priorità. Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di legare e contestualizzare le riforme alle risorse. Il Miur ha presentato una riforma, moderna e innovativa, che ha l’ambizione di rilanciare l’università italiana. Ora tocca al Parlamento approvarla e al ministero dell’Economia valutarne la copertura».
Quello che pesa sono le corpose modifiche apportate in commissione Cultura, in particolare quella che prevede l’assunzione di 9 mila ricercatori: un «peso» talmente forte secondo il Tesoro, che potrebbe determinare «effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». Con la Ragioneria della Stato che ha espresso analoghi rilievi.
La Conferenza dei Rettori ha espresso immediatamente «disappunto e vivo allarme» per la concreta ipotesi di slittamento del voto a dopo la sessione di bilancio del voto in aula alla Camera del Ddl di riforma dell’Università, in pratica il rinvio di almeno un mese (il tempo presumibile che sarà dedicato all’analisi dei conti dello Stato).
Secondo la Crui, in primo piano c’è più che mai «la questione delle risorse», ribadendo «con forza l’esigenza di assicurare al più presto i finanziamenti indispensabili».
Ma da Viale Trastevere si fa notare che in realtà si tratta di uno slittamento dovuto ad un nodo tecnico-politico che potrebbe portare all’approvazione della riforma Gelmini anche entro la fine di novembre, in ogni caso in tempo visto che la legge entrerà in vigore il prossimo anno accademico, il 2011/2012. Certo, viene sottolineato sempre da Viale Trastevere, le risorse necessarie vanno trovate, altrimenti la strada diventerebbe più complessa.
Mentre il Pd plaude per il rinvio e parla di »inaffidabili promesse del governo« che va in tilt, il Pdci parla di «fallimento» della Gelmini, chiedendone le dimissioni. Con Francesco Rutelli che sottolinea l’incapacità del governo a fare le riforme.
Umberto Bossi, da parte sua, ricorda che qualsiasi cosa «quando arriva a Tremonti se non ci sono i soldi finisce lì. O diamo i soldi all’università o alle bombe per gli aerei» in Afghanistan. «Si tratta di una bella scelta», aggiunge, spiegando che però lui preferisce certo «la ricerca».
Fli ha definito «determinante» per il provvedimento la norma riguardante i ricercatori universitari. «Abbiamo deciso - sottolinea il "finiano" Fabio Granata, presente alla riunione governo-maggioranza - di non forzare i tempi e di andare a dopo la sessione di bilancio in modo da garantire le coperture».
«Il gioco delle tre carte della Gelmini e di Tremonti - afferma Domenico Pantaleo, Segretario Generale della Flc-Cgil - è stato svelato. Adesso puntiamo ad aprire una grande e partecipata discussione pubblica sul futuro dell’università Italiana». E domani il sindacato con le associazioni degli studenti, sarà davanti a Montecitorio proprio per protestare contro le riforma.
Il ministero del Tesoro ha espresso dunque «parere contrario all’ulteriore corso» di una serie di norme che »presentano profili di criticità sotto l’aspetto economico finanziario per le quali si rende necessario, quale condizione imprescindibile perchè il provvedimento possa proseguire il suo iter una serie di modifiche o «la loro soppressione».
Tra i punti "critici" anche il piano di concorsi per 9mila ricercatori universitari tra il 2011 e il 2016. «L’emendamento - si legge nel testo - prevede l’istituzione di un Fondo per la valorizzazione del merito accademico con dotazione di 90 milioni di euro per l’anno 2011, 263 milioni di euro per l’anno 2012, 400 milioni di euro per l’anno 2013, 253 milioni di euro per l’anno 2014, 333 milioni di euro per l’anno 2015, 413 milioni di euro per l’anno 2016 e 480 milioni di euro per l’anno 2017. Il fondo è finalizzato alla chiamata di 1.500 professori di seconda fascia per ciascuno degli anni compresi nel periodo 2011-2016 e a valorizzare il merito dei professori e ricercatori universitari inquadrati nella prima progressione economica».
«Circa la copertura utilizzata si fa presente che le risorse iscritte sul Fondo per gli interventi strutturali di politica economica» sono «interamente destinati all’attuazione della manovra di bilancio relativa all’anno 2011». Si aggiunge infine che il citato Fondo risulta «incapiente a decorrere dall’anno 2012, rispetto agli oneri indicati nell’emendamento».
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