domenica 28 marzo 2010

Yes, we can!

Green economy pure qui?
La Calabria, come gli USA, ci può puntare per uscire dalla crisi.
All'UniCal alcune iniziative, se finanziate, potrebbero svolgere il ruolo di "dimostratore".


(pubblicato su mezzoeuro del 27 Marzo 2010)

Uno dei punti di forza del programma economico di Barak Obama è rappresentato dal forte impulso che gli USA vogliono imprimere alla Green-Economy, cioè a quel sogno “verde” che sta attraversando l’economia mondiale fiaccata dalla recessione: far crescere reddito e occupazione grazie all’energia pulita. Ricchezza grazie al sole, al vento, ai rifiuti del legno, ai piccoli corsi d’acqua.

Secondo analisi recenti (fonte: Nomisma/Panorama), in Italia i settori eolico, fotovoltaico e delle biomasse generano da soli un fatturato di oltre 5 miliardi di euro netti. Nel 2002 non si arrivava al miliardo e mezzo. Il boom non ha trascurato nessun comparto: in un anno il fatturato complessivo è aumentato del 44 per cento. Il fotovoltaico lo ha raddoppiato, passando da 339 milioni di euro a 700. L’industria dell’eolico (2 miliardi e 196 milioni) ha aumentato i suoi ricavi di oltre 43 punti percentuali. E le biomasse oggi valgono 2 miliardi e 285 milioni, con un incremento netto di 564 milioni di euro. Anche sul fronte occupazionale i numeri fanno ben sperare, oggi gli occupati del settore sono circa 60mila e si prevede che, entro il 2020, potrebbero essere centomila in più (fonte: associazione dei produttori di energia rinnovabile).




Si stanno muovendo Edison, Enel, Mercegaglia energy, Eni, fra i nomi più noti, mentre fra quelli meno noti compaiono Trevi Energy (Cesena), Moncada (Sicilia), Ropatec (Bolzano), Jonica impianti (Taranto), Helios Technology ed X Group (Padova), e tanti altri, oltre che stranieri del calibro di Sharp, General Electric, etc. Si varano iniziative come il "progetto Archimede: una centrale solare termodinamica pensata dal Nobel Carlo Rubbia, oppure l’accordo tra Sharp e St Microelectronics per avviare a Catania una produzione di celle fotovoltaiche a film sottile: 500 milioni di euro di investimento e 300 nuovi posti di lavoro entro quest'anno. In particolare, con il progetto Archimede si realizzerà una distesa di specchi estesa come 25 campi da calcio circa, con al centro due grandi serbatoi e una piccola struttura da cui partono linee elettriche ad alta tensione. Entro tre anni il tutto dovrebbe essere funzionante. Infatti, la costruzione della prima centrale elettrica integrata a energia solare e gas naturale è già iniziata a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. Sarà la prima dimostrazione su scala industriale della nuova tecnologia che «dovrà ottenere energia pulita continuamente disponibile (anche di notte) - dice Rubbia -, un salto tecnologico che permetterà, se utilizzato su scala adeguata, di contribuire in modo determinante ad una maggiore indipendenza energetica e alla riduzione dei gas serra". La carta vincente di questa tecnologia potrebbe essere la sua versatilità: poiché una centrale è costituita da molti moduli base identici, variandone il numero è possibile ottenere la potenza che si desidera (a patto di avere sufficiente terreno libero).

Ma nella Green-economy non ci sta solo la produzione di energia pulita. Essa annovera anche risparmio energetico, costruzioni eco-compatibili, cibo biologico, ed altro ancora. Ognuno di questi argomenti è oggetto di numerosi studi, proposte, discussioni, pubblicazioni e necessiterebbe di ampio spazio per essere descritto nei dettagli e per evidenziarne le enormi potenzialità. Così come ci sarebbe molto da scrivere sulle possibilità di realizzazione di iniziative in tali campi in Calabria e quante risorse umane, quanti capitali, quante ricadute positive esse potrebbero attivare. Preferisco ridurre, allora, il discorso al Campus di Arcavacata, dove si sta valutando seriamente la possibilità di redigere un piano energetico organico e dove si sta cercando di dimostrare la fattibilità e l'utilità di iniziative anche in campo di alimentazione biologica, di risparmio energetico, di moderno trattamento dei rifiuti.

In un contesto in cui la riduzione dei finanziamenti all'Università suggerisce un drastico taglio dei consumi ed in cui si nota che la bolletta energetica rappresenta, esclusi gli stipendi, una delle spese più consistenti, soprattutto fra quelle che non sono direttamente imputabili a ricerca e didattica, procedere con politiche che coniugano risparmio energetico e, conseguentemente finanziario, a salvaguardia dell'ambiente, diventa praticamente obbligatorio. D'altra parte è ciò che avviene in un momento di necessità economica in ogni famiglia: le prime spese cui si presta attenzione sono il consumo di energia, le spese di pulizia, le attività di ricreazione, etc.

Già nel 2007 interventi in campo energetico erano stati oggetto di attenzione da parte del CdA UniCal, tant'è che nel documento programmatico del Rettore per il quadriennio in corso (2007-11) si leggeva: "Tra le molte iniziative programmate per il prossimo triennio, degna di nota è quella del project financing per la realizzazione di impianti di cogenerazione di calore e di energia elettrica da fonti rinnovabili per una potenza totale di 20 MWatt. Il progetto, il cui costo di realizzazione (stimato in almeno 15 Milioni di Euro) sarà sostenuto interamente dal promotore finanziario, darà, in ambito locale, un significativo impulso all’uso di fonti di energia rinnovabili a basso (o, addirittura, nullo) impatto ambientale."

In effetti il Consiglio di Amministrazione, nell'Aprile del 2007, approvava il programma triennale dei lavori pubblici 2007/2009 e prevedeva un intervento finalizzato al risparmio energetico mediante:a) la realizzazione di un impianto di cogenerazione ad alto rendimento/trigenerazione, capace di soddisfare il bisogno di calore utile, necessario agli immobili dell’Università, nonché di fornire l’elettricità utile e necessaria per il soddisfacimento del carico elettrico degli immobili e delle aree esterne. Tale fabbisogno energetico doveva essere soddisfatto utilizzando, almeno per il 20%, fonti rinnovabili, eventualmente utilizzando impianti modulari; b) la gestione, la manutenzione e la modifica e ristrutturazione degli impianti utilizzatori (impianti elettrici, di riscaldamento invernale, di condizionamento estivo e meccanici) degli immobili, con la finalità di massimizzare lo sfruttamento dell’energia totale prodotta, migliorare la qualità e la continuità del servizio e, soprattutto, razionalizzare e ridurre i consumi energetici; c) la possibilità di realizzare un impianto a totale Alimentazione da Fonti Rinnovabili (AFR) per quantità di energia elettrica in sovrappiù, comunque non superiore al 100% della quantità indicata al punto a), da immettere nella rete locale e nazionale. Una parte dell’ impianto AFR sopra indicato, per una quota di energia pari ad almeno il 50%, doveva essere ubicato in siti posti entro le aree di disponibilità dell’Università della Calabria. La rimanente parte dell’impianto poteva essere ubicata anche al di fuori delle aree di disponibilità dell’Università della Calabria, purché nell’ambito del territorio calabrese, con preferenza per siti ubicati nella provincia di Cosenza.

La gara si svolse, anche se con relativa lentezza, legata a ricorsi vari ed altri eventi, purtroppo usuali per una procedura non ancora standardizzata qual'è un "project financing" ma, alla fine, fra le proposte dei candidati promotori e le richieste formulate nell'avviso indicativo dall'Università rimase una distanza tale (economica e tecnica) da far decidere al CdA di rimandare il tentativo a tempi successivi. Potrebbe essere, quindi, giunta l'occasione per riprendere e migliorare l'idea. Tanti sono gli aspetti su cui lavorare, sia sulla base dell'esperienza maturata, sia sfruttando gli avanzamenti tecnologici intervenuti, sia valutando la possibilità di finanziamento diverse dal project financing.

Un aiuto che faccia capo ai vari fondi europei, nazionali e regionali potrebbe essere fattibile ed utile non solo per l'UniCal, ma per il Territorio calabrese. Resta sempre, infatti, la constatazione di base che in campo energetico non solo sono possibili significativi risparmi (non voglio neppure parlare della possibilità di tramutare il problema energetico in un'ulteriore fonte di finanziamento) ma è concreta la possibiltà di operare salvaguardando, ancor più di quanto si faccia attualmente, l'ecosistema del nostro Campus e di mostrare al Territorio come, con intelligenza, si possano programmare interventi in campo energetico in tutta la Calabria, terra in cui la salvaguardia ambientale è di vitale importanza per la sua economia e per il suo corretto sviluppo. In particolare le strutture del Campus, avveniristiche nel 1970/80, sono esempi concreti di teleriscaldamento, di controllo a distanza, di qualità architettonica. Le dimensioni della cittadella universitaria ed il numero di utenti le consentono di divenire un valido laboratorio, oppure un valido esempio per realtà di dimensioni similari. Una realtà unica, per non dire "unical", da sfruttare e da rendere "simbolo" per l'intera Calabria se non per l'intera Italia o per l'area mediterranea.

Ma il problema non si sta affrontando solo sul fronte della produzione di energia ma su tanti altri fonti e basta solo citare delle parole chiave per comprendere la portata dei ragionamenti: interventi sul settore residenziale, interventi sul settore non residenziale, fonti di energia rinnovabile, processi e tecnologie finalizzate all'efficienza (eolico e minieolico, solare termico e fotovoltaico, biomasse, geotermia), teleriscaldamento, ecobuilding, passive Haus, sostenibilità dei materiali, integrazione tra elementi architettonici esistenti e nuovi interventi, facciate a doppia pelle, tetti verdi e giardini pensili, sistema a cappotto, pareti ventilate, nuove celle solari, etc. Credo che in tempi brevi potranno essere varati i primi stralci di un piano energetico molto ampio. Le decisioni saranno ampiamente pubblicizzate, soprattutto allo scopo di favorire la collaborazione dei vari esperti del nostro Ateneo e per far si che tali scelte siano condivise e approvate dalla grande maggioranza degli utenti del Campus, in modo che producano risultati corrispondenti alle loro grandi potenzialità.



Sempre sulla linea del "green-campus" si sta procedendo, soprattutto per iniziativa del prof. Agostino, neo consigliere di amministrazione, a valutare possibilità di intervento nel campo dell'alimentazione biologica. Sull'esempio di altre università italiane, di enti pubblici e comuni vari si intende nelle mense dell'UniCal:

- favorire un'alimentazione sana ed equilibrata ricorrendo ai prodotti di un'agricoltura rispettosa dell'ambiente e della salute, introducendo derrate biologiche e rivedendo i menù, favorendo una dieta mediterranea che tenga in considerazione la stagionalità delle produzioni in rapporto alla cultura ed agli usi locali;
- favorire i mercati locali e stagionali. Vi sono molte ragioni per stabilire uno stretto legame con le produzioni locali: si incentiva la produzione di qualità sottraendola allo sfruttamento degli uomini (vedi Rosarno e non solo) e delle terre; si abbattono gli altissimi costi ambientali prodotti dal trasporto delle derrate alimentari; si garantisce la possibilità di approvvigionarsi di prodotti stagionali maturati sulla pianta e non trattati o conservati a lungo;
- promuovere la riscoperta cosciente dell'agricoltura da parte dei cittadini, con forme di consumo consapevole dei prodotti alimentari, nell’ambito di percorsi educativi finalizzati all’autotutela della salute;
- riscoprire le ricette locali. Se l’alimentazione è figlia della storia di ogni popolazione, si deve pretendere che, con il rispetto della nostra tradizione alimentare, la ristorazione offra a noi ed ai nostri ospiti l’occasione di ri-scoprire i gusti legati al nostro territorio;
- promuovere azioni di risparmio energetico connesse alla produzione e gestione degli alimenti. L’erogazione dei servizi di ristorazione, data la concentrazione del consumo energetico (elettricità, acqua calda, refrigerazione), offre un’opportunità unica per intervenire sulla riduzione dei consumi energetici del campus. Si può partire dalla constatazione banale che i tetti dei locali mensa sono ideali per ospitare pannelli per la cattura della radiazione solare (fotovoltaici e termici) e passare alla riduzione drastica degli sprechi di acqua;
- migliorare la gestione dei rifiuti. La sola raccolta differenziata, per quanto da perfezionare, non basta. I rifiuti vanno gestiti dall’origine (dagli acquisti) fino alla loro raccolta innanzitutto riducendone la quantità: diminuire gli imballaggi; eliminare le bottiglie di plastica e le lattine per acqua e bibite; non adoperare stoviglie usa-e-getta non riciclabili; adottare un piano per facilitare la raccolta differenziata dei rifiuti;
- evitare lo spreco di alimenti. Esistono molte associazioni che si occupano della raccolta delle eccedenze della ristorazione collettiva e della loro ri-distribuzione ad enti che si occupano di assistenza e di aiuto ai poveri, agli emarginati e, in generale, a tutte le persone in stato di bisogno. Perché non contribuire?

Sono azioni da tradurre in un capitolato per il servizio con un occhio alla qualità e l’altro al prezzo del pasto per gli studenti e i dipendenti… senza diventare strabici. In effetti, molte azioni descritte potrebbero far diminuire il costo del pasto! Costa meno un erogatore di acqua refrigerata e microfiltrata che milioni di bottiglie di plastica, gli impianti ad energia rinnovabile abbattono i costi energetici, ridurre i rifiuti riduce le spese per la loro gestione, molti prodotti locali si possono ottenere a prezzi veramente competitivi.

In conclusione ad Arcavacata, in campo di "green-economy", si sta cercando di dimostrare che in Calabria, se si vuole, si può! o come va di moda ..... yes, we can!

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