domenica 28 marzo 2010

Un quartiere che non consuma

Sull'esempio britannico -
UniCalZed, agglomerato produttore di energia, potrebbe nascere nel cuore del campus


(pubblicato su Mezzoeuro del 6 Marzo 2010)


L'amministrazione locale di Sutton insieme alla Peabody Trust (associazione operante nel settore dell'edilizia abitativa, tra le più importanti a Londra), nell'ormai lontano 2002, ha costruito, a Wallington, una località a sud di Londra, a soli venti minuti dalla city, il quartiere BedZed, ossia Beddington Zero Energy Development.


Il quartiere realizzato su un'area dismessa, progettato dall'architetto Bill Dunster, è costituito da 83 alloggi a conduzione mista, 18 edifici residenziali e di lavoro, 1560 metri quadrati occupati da uffici. L'insediamento dispone inoltre di vari negozi, impianti sportivi, una caffetteria, un centro medico sociale ed un asilo nido.

Si è operato su più fronti. Li elenco solamente, ritenendo che le immagini, da sole, siano abbastanza esplicative e rimandando i lettori interessati a visitare le innumerevoli pagine web facilmente reperibili su internet, ovvero ricercare gli altrettanto numerosi articoli apparsi sulle riviste specialistiche nel settore delle costruzioni e della eco-compatibilità:

1. isolamento termico e riscaldamento passivo
2. tetti verdi
3. diverse orientazioni
4. impianti di cogenerazione
5. camini a vento
6. pannelli fotovoltaici
7. risparmio di acqua
8. spesa con internet

Il progetto ha avuto un tale successo in Gran Bretagna tanto che il primo ministro Gordon Brown intende costruire entro il 2012 cinque milioni di nuove abitazioni prendendo a modello proprio il quartiere BedZed.

Veniamo, allora, all'Italia ed alla Calabria in particolare. Alcune Regioni cominciano a muoversi seriamente. Il Piemonte, per esempio, oramai punta all'indipendenza energetica. A questo scopo, il 25 luglio scorso è stato siglato un protocollo di intesa tra Enel e Regione Piemonte che prevede l'investimento di 1 miliardo di euro sulle energie rinnovabili, in particolare idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Con la collaborazione tra i due Enti è prevista l'installazione di una decina di impianti eolici sui crinali montuosi a cavallo fra Piemonte e Liguria - i soli in grado di garantire venti costanti - e di una ventina di impianti fotovoltaici sull’intero territorio. L'obiettivo è arrivare ad ottenere una potenza installata di 150 megawatts per l’eolico e 120 per il fotovoltaico e di utilizzare le risorse idriche per uso potabile, irriguo ed energetico. I lavori per la realizzazione degli impianti partiranno dopo circa un anno di studio per l'individuazione dei siti e la messa a punto del progetto. Con questa iniziativa si ridurrà di un quarto la dipendenza energetica del Piemonte dall'esterno, dalla vicina Francia in particolare.

Nel leggere le frasi precedenti non possono essere sfuggite alcune parole chiave: idroelettrico, eolico, solare, fotovoltaico, cogenerazione, tetti verdi, etc. e mentalmente le si saranno paragonate immediatamente con la situazione calabrese e del sud Italia in generale, se non dell'intero mediterraneo.
I più informati avranno anche pensato a tanti esempi del passato che utilizzavano in modo intelligente le peculiarità del nostro territorio per risolvere i problemi enegetici e di raffrescamento che ci appartengono. Un esempio per tutti: la casa dello scirocco in Sicilia a Contrada Piscitello - Carlentini (SR). Si tratta di una costruzione di epoca romana realizzata dentro una vasta grotta preistorica. Adibita nel '700 a garconiére dal barone Fuccio Corbino, fu poi sepolta nei primi dell'800 dalla famiglia perchè considerata "la casa del peccato". Riportata alla luce nel 1987 e' stata sottoposta a vincolo della Sovrintendenza ai Beni Culturali per il suo interesse storico e architettonico. La casa dispone di un originale sistema di raffreddamento: l'acqua di una sorgente, deviata in canalette, tra la roccia e le pareti in muratura, allevia il torrido Scirocco africano, da cui la casa prende il nome.

Molti altri, ovviamente, possono essere gli esempi che testimoniano le capacità costruttive ed ecologiche dei nostri predecessori, prima che la sovrabbondanza di energia a basso costo ci sommergesse. Rispetto a BedZed, alle nostre latitudini, i problemi provengono più dal caldo che dal freddo, per cui una realizzazione similare sarebbe dotata di una sua originalità proprio nella differenza dei problemi da risolvere. A questi si aggiungono altre caratteristiche, quali la necessità di realizzare strutture antisismiche ed abitazioni destinate ad una popolazione sempre più anziana, oppure con richiesta di maggiore comfort che la moderna domotica può contribuire ad affrontare ed a fornire adeguate risposte.

Per la nostra Regione diventa sempre più importante affrancarsi dalla dipendenza energetica ed addirittura, considerando che non esiste un tessuto industriale particolarmente "energivoro", potremmo facilmente divenire produttori ed esportatori di energia. Energia pulita, si intende ..... ed in tutti i sensi! E' necessario, allora, realizzare, come BedZed per la Gran Bretagna, un intervento esemplare per la collettività che dimostri come non si tratti solo di parole al vento, ma di concrete possibilità. Quale miglior sito, allora, per un esempio per tutta la Regione se non il Campus di Arcavacata. Ci sono gli spazi a disposizione per realizzare un intervento simile a BedZed, cioè un piccolo quartiere residenziale per docenti e studenti, magari per gran parte di provenienza estera, favorendo così la tanto auspicata internazionalizzazione. Un quartiere che chiamerei UniCalZed (UniCal Zero Energy Development).

Ma si può fare ancora di più! Tutto l'attuale ponte Bucci ed i cubi ad esso collegati possono essere visti come un unico edifcio. Unico nel senso architettonico di "unicità" ed "unitarietà". Si potrebbe sfruttare il sistema di teleriscaldamento realizzato, fra i primi in Italia negli anni 70/80, attraverso la distribuzione di calore e raffrescamento con la rete che corre nel ponte Bucci e serve i quasi 100 cubi, che costituiscono le infrastrutture per la ricerca, e le aule per la didattica. Su tale sistema già esiste un moderno sistema di controllo a distanza ma altre soluzioni si possono adottare. Ancora, può progettarsi e realizzarsi una centrale di trigenerazione che consentirebbe l'autoproduzione di energia elettrica e di calore. Le facciate lisce dei cubi consentirebbero di pensare a sistemi di pareti ventilate per il risparmio energetico. Il fotovoltaico già esiste e può essere potenziato.

Ritorniamo, comunque, alla proposta precedente, cioè al quartiere residenziale. Ai sistemi per il contenimento di consumi energetici, possono unirsi applicazioni di nuovi materiali e tecniche per la protezione sismica delle strutture, per la loro autodiagnosi strutturale. Possono, infine, pensarsi accorgimenti domotici a supporto delle tecniche di riduzione del consumo energetico, ovvero per incrementarne il comfort oppure per essere meglio fruibili, in maniera autonoma, da disabili e da anziani.

I nostri giovani già sono pronti a recepire gli insegnamenti positivi in tale campo. E' recente la notizia che un dottorando dell’Università degli Studi Mediterranea, l' Arch. Raffaele Astorino, è stato insignito dell’importante Premio Energethica 2010, svoltosi a Genova, per la sezione “Progetti che integrano la produzione di energia da impianti solari fotovoltaici” per la promozione di giovani talenti dell'energia sostenibile. La sua tesi dal titolo "L'integrazione architettonica delle tecnologie solari nell'edilizia sostenibile. Il progetto di riqualificazione energetico-ambientale per il caso del Liceo Artistico Mattia Preti di Reggio Calabria" è stata dichiarata vincitrice con la motivazione: "E’ stata particolarmente apprezzata l’integrazione di varie tecnologie al servizio di una riqualificazione dell’edificio oltre alle considerazioni legate alle dinamiche passive dello stesso a servizio del risparmio energetico."

Pertanto, come ha fatto la Regione Piemonte, oppure l'amministrazione locale di Sutton, cosa vieterebbe ad amministratori locali oculati (Regione e Provincia, innanzitutto) di puntare su un esempio del genere e aiutare l'UniCal a realizzarlo? Quarantamila giovani, i nostri studenti, provenienti da ogni parte della Calabria, diverrebbero i nostri più attivi testimonial. Sarebbe utile per il Campus e l'Area Urbana, utile per la Calabria, dimostrando all'Italia, all'Europa ed al Mondo che ritorniamo ad essere bravi ed energeticamente responsabili come i nostri avi!

Nessun commento:

Posta un commento