mercoledì 23 febbraio 2011

Dalle facoltà alle super-Scuole, la rivoluzione che cambierà l'Ateneo

 da sito corrieredibologna.corriere.it del 23 febbraio 2011

Dalle 23 attuali di va verso cinque macro-aree di studio

Tutti agitati per il nuovo Statuto e la conseguente applicazione della riforma Gelmini. Il disegno della nuova carta costituzionale dell’Ateneo sta entrando nel vivo. Dopo l’assemblea d’Ateneo di giovedì scorso, la commissione di 15 esperti sta preparando una bozza con cui farà il punto in Senato accademico l’8 marzo e in Consiglio d’amministrazione il 15.
Lo ha annunciato ieri mattina in Senato lo stesso rettore, «presenteremo del materiale istruttorio, sarà una mutua audizione — spiega Ivano Dionigi —, alla fine del percorso il cda darà un parere ma sarà il Senato ad approvare il nuovo Statuto. Questo è l’organo deputato alla formazione e alla ricerca e lo Statuto dovrà essere lo strumento su cui far camminare ricerca, didattica, servizi agli studenti, l’input politico deve venire dal Senato». Ai primi di marzo iniziano i 45 giorni di audizioni della commissione con tutte le componenti universitarie, quindi i successivi 45 giorni saranno dedicati ai dibattiti nelle facoltà e nei dipartimenti. L’approvazione del nuovo testo deve avvenire entro il 29 luglio: così prevede la legge Gelmini.
Accesissimo il dibattito attorno agli accorpamenti dei dipartimenti. L’Ateneo ha deciso che nel 2013 devono avere almeno 50 membri ognuno, «attualmente solo 20 sui 68-70 dipartimenti rispondono a questo requisito», ha ricordato il rettore. Sono tre le aggregazioni già nate: Filologia classica e italianistica a Lettere, il Dicam (ingegneria civile, ambientale e dei materiali) a Ingegneria e Scienze mediche veterinarie a Veterinaria. Molto altro sta bollendo in pentola. Partiamo dall’area umanistica. Per le Storie c’è una prima ipotesi di unirle tutte (dall’antichità al contemporaneo) insieme ad Archeologia e una seconda che prevede un dipartimento di storia (dall’antichità al medioevo) più archeologia e un dipartimento del contemporaneo. Si ragiona di unire Musica e spettacolo ad Arti visive, Comunicazione, Studi linguistici orientali e Architettura che però andrà probabilmente con un’Ingegneria. I filosofi resteranno da soli, e ci provano anche quelli di Beni culturali. L’area medica dipende dall’assetto dei dipartimenti assistenziali, ed è una partita a sé. A Scienze resta Matematica, a cui potrebbero unirsi i matematici delle scienze sociali, così come Fisica, che dovrebbe annettere Astronomia e forse Scienze geologiche. Ancora dubbi sull’unione tra Scienze dell’informazione e gli informatici del Deis di Ingegneria. Grandi incognite infine, sul matrimonio tra i dipartimenti di Scienza politica e di Politica, istituzioni e storia.
Il primo cambiamento prodotto dalla riforma Gelmini è l’allungamento automatico del rettorato di Dionigi, che resta in carica fino al 2015 (il suo primo mandato sarebbe scaduto nel 2013). La nuova legge interviene forzatamente nel disegnare il futuro assetto dell’Ateneo, che sarebbe comunque cambiato: Dionigi voleva la riforma dello Statuto, varato nel ’93 e disegnato da Marco Cammelli, testo su cui per ben due volte il precedente rettore Pier Ugo Calzolari aveva tentato di intervenire. Il 30 marzo scorso il Senato e il cda hanno nominato la commissione, formata da 15 persone indicate dal rettore, che ne è presidente: ne fanno parte due studenti, due tecnici-amministrativi e dieci professori ordinari. Solo da gennaio, con l’approvazione della Gelmini, i lavori sono entrati nel vivo. «Non riformiamo per sanare il bilancio o contenere la spesa — ha spiegato Dionigi nell’assemblea d’Ateneo della scorsa settimana —, lo Statuto andava fatto comunque, dovevamo migliorare e cambiare, Gelmini o no. E non può essere un’operazione al ribasso, abbiamo gli occhi addosso dalle altre università».
Il consiglio d’amministrazione avrà funzioni di indirizzo strategico e più poteri rispetto ad oggi: sarà formato al massimo da 11 membri (Bologna ora ne ha 23), e potrà avere 3 componenti esterni («attualmente ce ne sono 5, e si parla di membri esterni non privati», fa notare il rettore). Il Senato sarà composto al massimo di 35 membri (Bologna oggi ne ha 42). Il cambiamento più radicale riguarderà le strutture, ovvero facoltà e dipartimenti. Le facoltà come le conosciamo oggi spariranno, al loro posto ci saranno le scuole che, impone la legge, devono essere al massimo 12 (previste però deroghe per gli atenei più complessi). La commissione Statuto sta vagliando varie ipotesi, tra cui quella di accorpare le attuali 23 facoltà in 5 scuole: area delle scienze umanistiche, della medicina, dell’ingegneria, politologica giuridica ed economica e infine delle scienze. Il dibattito è acceso.
Marina Amaduzzi
23 febbraio 2011

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