domenica 30 gennaio 2011

Così va il mo'

dal sito facebook di diego cugia - jack folla del 30.1.2011

L’Italia ha un problema d’amore. Anzi, d’amo’. La parolina tronca, in gergo romanesco, viene usata e abusata anche da escort del nord. Così fan tutte. La Minetti chiama amo’ la Guerra e la Faggioli. E amo’ lo usa pure la fidanzata mulatta del “cochiere”, quello che guidava una carrozza di cocaina, intendo il cocchiere della Mini della Minetti, la “Minetti-Minor”. Fatemi giocare, grazie, sono uno di quelli nati ai tempi in cui escort era solo un modello della Ford. Quelli come me, d’altronde, nel sentirsi dare del “culo flaccido” dai propri amo’ si sarebbero sparati dalla vergogna in diretta telefonica con L’Infedele, mentre l’amo’ di tutte le mini-amo’ si preoccupa di far alzare dalla sedia il culo della Zanicchi, forse per empatia fra natiche di una certa età. Ricordo il primo videomessaggio (o videomassaggio?) alla Nazione del Nostro Amo’. Disse testualmente «L’Italia è il Paese che amo». L’ho risentito. Secondo me disse amo’.
Quello che sto cercando di spiegare è che quando l’amore diventa amo’ son guai. Se tratti il tuo paese come due vampirelle succhiaeuro si chiamano fra di loro, poi succede che un qualsiasi orco di Ponte di Legno voglia gettare il tricolore nel cesso. Anzi nel ce’, nulla a che vedere con il Che. E poi che con l’orco si alleino quelli che hanno la fiamma tricolore nel simbolo. E per l’amo’ della democrazia, ci si battezzi Partito dell’amo’, e si rimbambisca un Paese con le televisioni puntate. E si finisca -eccoci qua-  alla Dittatura degli Amo’. Un Paese in cui le ragazze sono senza lavoro ma una Maristella da duemila a botta può telefonare in Prefettura e dire: Amo’, mi manda il presidente del Consiglio…Si tratta, in sostanza, di un problema di valo’ e di crisi delle istituzio’. Le vampirelle si detestano fra di loro (per via della concorre’) eppure si chiamano amo’. Da qui a chiamare Preside’ Napolitano il passo è bre’.
Tutto questo, naturalmente, non ha la minima importanza. Siamo italiani e abbiamo votato il Grande Amo’ per i suoi soldi. Che facesse quel che vuole, leggi ad personam, prostituzione minorile, lo sceicco della Casbah Smeralda, ce ne importa un ca’. Ma prima o poi qualcuno si accorgerà che la stirpe degli Amo’ è sempre più ricca, e noi e i nostri ragazzini sempre più poveri. Quel giorno un grido di dolore si leverà di banca in banca, dalle Alpi a Capo Passero. E il Grande Amò finirà a testa in giù. Così va’ il mo’ nel Paese degli amo’.

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