lunedì 25 aprile 2011

La favola della precaria

Credevamo che le favole della Gelmini si fermassero all’affermazione che la sua riforma della scuola è “epocale”. Speravamo che le “fole” fossero terminate con le dichiarazioni del ministro-avvocato a Porta a porta, quando forte di una solida preparazione giuridica, spiegò che la competenza sul caso Ruby era dei magistrati di Monza e non di Milano. Invece no, è arrivato in libreria “Quando diventerai grande”, raccolta di fiabe dedicate a sua figlia Emma (Mondadori). Trentatré storie, raccolte tra le più popolari d’Italia, ognuna con un insegnamento e una morale. Protagonisti draghi, mugnai, principesse. Perfino Nerone, alle prese con una coraggiosa filatrice che si permette di fargli presente che non è proprio un illuminato imperatore. Lui, invece che darle fuoco, la premia. La storia si conclude con una pseudo citazione di Rino Gaetano (scusa Rino): “Non è più il tempo in cui Berta filava”. Favoletta con intenzioni femministe: una fanciulla, di nome Caterina viene impalmata da un re a condizione che non s’intrometta mai negli affari di governo. Lei “accetta felice” ma poi con un’astuzia gli fa capire che proprio scema non è e si fa promettere dallo sposo “di non prendere mai decisioni senza prima consultare la moglie”. E noi che pensavamo che l’autonomia intellettuale fosse già una conquista acquisita dalle donne. Non si finisce mai di imparare (specie dal ministro dell’istruzione).

C’è poi una fiaba dove una bimba ingorda si pappa una padella di ciambelle che doveva consegnare allo zio Lupo insieme a una bottiglia di vino. La fanciullina fa una brutta fine perché il famelico parente fa di lei un sol boccone. “La bambina finisce male perché imbroglia per la troppa golosità” spiega la Gelmini in nota. Insomma ragazzi, occhio a rubare la marmellata e a imbrogliare, che poi son dolori. Potete al massimo evadere un po’ le tasse, corrompere qualche giudice, taroccare i bilanci o falsificare qualche firma nelle liste elettorali. In quel caso vi danno un bel posto al Governo o al consiglio regionale.

Sara Giudice (nella foto), la ex pidiellina che ha raccolto 12 mila firme per chiedere le dimissioni dal Consiglio regionale di Nicole Minetti, (l’igienista dentale che legifera per i cittadini della Lombardia) ha raccontato ieri un’altra bella favoletta, che ha per protagonista mamma Mariastella. Spiega la Giudice (sarà per il cognome che non è simpatica agli amici del premier?) di aver ricevuto una telefonata della Gelmini che la pregava di non intervenire ad Annozero: “in questo momento la situazione del Presidente è delicata, la presenza da Santoro sarebbe poco opportuna”. Non solo. Ecco cosa ha detto la Giudice in un’intervista al Fatto: “Sono stata avvicinata da alcuni dirigenti del Pdl, che so per certo essere persone di fiducia di Mariastella Gelmini. Mi hanno proposto un caffè con Nicole Minetti in favore di telecamera, una specie di “carrambata” per chiudere l’incidente. E per essere convincenti, conoscendo la mia condizione di precaria, mi hanno fatto capire che se avessi accettato ci sarebbe stato un lavoro alla Mondadori per me”.

Questa è la trantaquattresima favola, la più istruttiva: quella della precaria che si può guadagnare un posto sicuro. Titolo: “Nel Paese dove tutto è in vendita”.

il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2011

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