di SARA KARIM -studentessa scuola media-
(Istituto comprensivo Luigi Battaglia di Fusignano in provincia di Ravenna)
Quando noi ragazzi eravamo all'asilo, le maestre ci chiedevano il nostro futuro lavoro. C'era chi diceva l'astronauta, chi la pop star ed anche il presidente. Poi, alle elementari dicevamo maestra, dottoressa, avvocato. Oggi, dalla terza media in su, noi ragazzi del 2010, questa domanda non ce la pone più nessuno perché sa già la risposta: non lo so.
La ragione, oltre all'essere ancora giovane, è perché con questa crisi ci sono stati dei tagli che hanno colpito anche la scuola e la cultura. Ora, noi sappiamo che i politici sono dei diplomati e dei laureati, ma allora perché hanno proprio dovuto tagliare la scuola che è l'edificio del futuro? Quando loro saranno pensionati chi è che gli prescriverà le medicine se il medico non sa l'italiano?
Io quando sarò grande spero di trasferirmi in un altro Paese dove potrei anche fare il lavoro più imbarazzante del mondo, ma non voglio offrire ai miei figli un'istruzione così mal ridotta e farli vivere in uno Stato così primitivo e ingiusto.
E dire che nei Paesi poveri o isolati dal mondo moderno la vita delle persone è fatta di unione, collaborazione e fiducia, e moltissimi bambini che vorrebbero andare a scuola non possono perché devono lavorare, mentre nei Paesi industrializzati l'egoismo è sinonimo di sopravvivenza.
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