Articolo pubblicato su "Mezzoeuro" del 4 Ottobre 2014
Il 30 Settembre presso
la sala “University Club” dell’UniCal si è svolto il simposio "Le istruzioni borboniche. La prima normativa
anti-sismica d'Europa". L’iniziativa è nata nell’ambito delle attività
svolte dallo SMART-Lab che coordino ed ha visto la partecipazione
dell’assessore Mario Caligiuri e del Rettore Gino Crisci.
In
particolare l’assessore Caligiuri ha dichiarato “Occorre invertire tanti luoghi comuni per comprendere come stanno
realmente le cose in un Paese di contemporanei, come l'Italia, che sembra
essere senza antenati né posteri, perché senza memoria. Il recupero della
memoria storica è un dovere civile perché un popolo che non conosce il proprio
passato non può costruire consapevolmente l'avvenire e questo non per ribadire
un'appartenenza ma per esprimere la necessità dell'identità"
Durante il
convegno sono state anche presentate le ricerche svolte nell’ambito del
laboratorio dell'Università della Calabria sulle tipologie costruttive previste
dopo il devastante terremoto che colpì la nostra regione nel 1783,
sconvolgendola per sempre, analizzandone il comportamento meccanico ed in
particolare la vulnerabilità in conseguenza delle azioni sismiche. L’arch.
Ruggieri, contrattista di ricerca presso lo SMART-Lab, ha sottolineato come "le Istruzioni Borboniche, codificate
all'indomani del terremoto del 1783 rappresentano la sintesi dei più avanzati
principi dell'ingegneria antisismica del Settecento ed evidenziano un
particolare avanzamento scientifico del Regno di Napoli nell'età dei Lumi. Il
codice antisismico borbonico è da ritenersi precursore della normativa dello
Stato italiano e dell'attuale Eurocodice”
Il terremoto,
purtroppo, è uno dei fenomeni naturali che, più di ogni altro nella storia, ha
avuto il potere di atterrire l'uomo. La terra, ritenuta dall'esperienza comune
come un riferimento stabile e sicuro, improvvisamente incomincia a tremare
gettando nello sconforto chi assiste impotente al fenomeno.
Molti ricorderanno una
puntata del 2010 della trasmissione “Presadiretta” di Riccardo Iacona su Rai
Tre, in cui parlando del terremoto dell’Aquila, con un’incursione in Calabria si
è evidenziato in che situazione ci trovavamo e, purtroppo, ancora ci troviamo
nella nostra Regione. Per chi non l’avesse vista, consiglio di collegarsi al
sito www.presadiretta.rai.it e gustarsene le scene migliori che, se non
rappresentassero una tragica realtà, potrebbero essere fonte di risate. Case al
di sotto del livello della fiumara, interi condomini edificati su dirupi
costruendo successivamente le opere di sostegno, progetti completamente
inventati che vengono approvati in quindici giorni dal Genio civile, centrali
di betonaggio che regalano i cubetti per le prove di qualificazione del
calcestruzzo.
Dalle interviste è
emersa chiaramente una realtà sociale composita che favorisce il non rispetto
delle Leggi antisismiche e delle corrette regole di costruzione in generale.
C’è il padre di famiglia che non vede altra scelta che convincersi di essere su
un terreno dove si possono costruire “cento piani” senza problemi, c’è lo
speculatore edilizio, c’è il politico impreparato e quant’altro rende la nostra
Regione ancor più difficile da governare del resto d’Italia, dove la situazione
è già fonte di serie preoccupazioni.
D'altra parte nessuna
Legge potrà risolvere alcun problema se non è matura una sensibilità adeguata
verso il problema stesso, e la sensibilità difficilmente matura se bisogna
spesso risolvere problemi di sussistenza. Neanche un esercito di controllori
integerrimi riuscirebbe a mettere a posto le cose, soprattutto quando le
irregolarità hanno raggiunto i livelli che abbiamo constatato nel servizio
televisivo. “Leges sine moribus vanae” ci ricorda Orazio: è inutile legiferare
se di base non abbiamo costruito una morale che porti ad un sostanziale
rispetto per le regole del vivere sociale e civile.
In Calabria si è da
pochi anni varato un regolamento sulle procedure informatiche per la denuncia,
il deposito e l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la
pianificazione territoriale in zona sismica, elaborato nell'ambito di una
convenzione con l'Eucentre. Siamo l'unica Regione ad avere un regolamento così
avanzato e con gestione computerizzata. Se ben applicato, potrà evitare quelle
approvazioni “leggere” che si sono viste nella trasmissione televisiva di Rai3.
Tale attività, però,
lasciata isolata produrrà risultati inferiori a quelli possibili se, invece, si
affianca l'opera di esperti internazionali a quella di esperti e di tecnici
locali. Solo operando "in situ", auspicabilmente in stretta
connessione con i migliori Centri di Ricerca nazionali ed internazionali, potrà
sperarsi di ottenere sostanziali miglioramenti in campo di protezione sismica.
L’Eucentre è un grande centro di ricerca con sede a Pavia con consolidata
esperienza nel settore antisismico. Sono stati loro a progettare e coordinare
la progettazione delle c.a.s.e. ad Onna ed in altre zone dell’Aquila. L’azione
di un tale Centro in Calabria però non deve rimanere episodico ma deve essere
fonte di rafforzamento di conoscenze e competenze già presenti e consolidate in
Calabria. L'UniCal, per esempio, ha già stretti rapporti sia con l'Eucentre,
sia con tutte le altre Università e con gli altri Centri di Ricerca pubblici
operanti nell'ambito del Reluis (Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria
Sismica). Esistono oramai centinaia di laureati calabresi capaci di collaborare
ad un’azione di progettazione e realizzazione di interventi di protezione
antisismica. Un “nuovo e moderno” Servizio Sismico Regionale, simile a quelli
già esistenti in Toscana, in Emilia Romagna, in Friuli e che lavorano a stretto
contatto e coordinamento con quello nazionale, potrebbe coinvolgere le
istituzioni regionali, le università ed i centri di ricerca calabresi, le
province ed i comuni, coordinandoli fra loro nelle varie azioni specifiche.
Consolidatosi, sarebbe una struttura operativa permanentemente presente in
Regione. D'altra parte, anche senza pensare ad un evento sismico, monitorare e
mettere in sicurezza il patrimonio edilizio calabrese sarebbe comunque utile a
generare lavoro, sviluppare competenze, far circolare capitali, stimolare il
turismo, e quant'altro facilmente immaginabile.
I principali compiti di
un Servizio Sismico Regionale, nuovo e moderno, emulando le migliori esperienze
internazionali, dovrebbero essere:
Monitoraggio permanente
del territorio, per valutare adeguatamente il pericolo
a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione ed i sistemi
infrastrutturali.
Redazione di norme di
progettazione strutturale, per fissare criteri finalizzati
innanzi tutto alla protezione degli occupanti e poi degli edifici, nei limiti
di un costo economicamente ragionevole.
Pericolosità,
microzonazione, input sismico. Con la
microzonazione si ottiene la valutazione della pericolosità locale e ciò
comporta l’individuazione delle aree che, in occasione di una scossa sismica,
possono essere soggette a fenomeni di amplificazione.
Vulnerabilità e rischio
sismico. La vulnerabilità viene espressa come la
probabilità che una struttura di un certo tipo possa subire un certo livello di
danneggiamento a seguito di un terremoto di una determinata intensità.
Ricerca scientifica nel
settore, sia attraverso la modellazione e l'analisi
numerica, sia attraverso prove sperimentali e partecipazione a progetti di
ricerca italiani, europei ed internazionali.
Attività di divulgazione
e sensibilizzazione su conoscenza del fenomeno,
monitoraggio del territorio, vulnerabilità degli edifici e delle
infrastrutture, classificazione sismica e normativa, pianificazione
dell’emergenza e scenari di danno, etc.
Dal 2012 la Regione, in
particolare l’assessorato alla Politiche Comunitarie, guidato da Giacomo
Mancini, ha finanziato un progetto denominato RISPEISE (Rete Internazionale
per lo Scambio di buone Pratiche in Edilizia Innovativa,
Sismicamente sicura ed Ecosostenibile) con cui si sono formati finora
oltre 15 tecnici e ricercatori altamente specializzati, che hanno effettuato
stage per lo scambio delle buone pratiche negli Stati Uniti, in Francia,
Belgio, Germania, Romania, Grecia, sviluppando molti degli aspetti
ingegneristici e di organizzazione della protezione civile per la difesa dal
pericolo sismico. Questo progetto sta arrivando a compimento (Maggio 2015) e
sarebbe opportuno prevedere adesso, anche per evitare la fuga di questi
“cervelli calabresi”, il finanziamento
di strutture di ricerca adeguate (vedi ad esempio tavola vibrante per le prove
in scala reale, telai per la qualificazione dei moderni isolatori sismici,
laboratori per lo studio di nuovi materiali ad uso antisismico) che si
inquadrerebbero perfettamente in un nuovo
e moderno Servizio Sismico Regionale, costituendone un tassello importante,
alla pari di altre strutture regionali e nazionali già esistenti con cui
opererebbe in sinergia. La connessione fra innovazione, conoscenza, esperienza,
organizzazione dell’emergenza, etc. è stata la chiave con cui i Borboni
affrontarono, “brillantemente” per l’epoca, i terremoti del 1783, ed è la
chiave con cui i Paesi moderni affrontano ancora il pericolo sismico.
In Friuli, dopo il
terremoto del 1979 si è iniziata la ricostruzione ma si è anche iniziato ad
organizzare un sistema di protezione civile che includesse un settore simile a
quello da me definito Servizio Sismico Regionale. Attualmente esso ha sede in
un edificio, peraltro ecocompatibile, ed ha operato in aiuto all'Abruzzo
rilevando, mediante una strumentazione su elicottero, lo stato dei danni per
pianificare la ricostruzione.
D'altra parte, anche
senza pensare ad un evento sismico, monitorare e mettere in sicurezza il
patrimonio edilizio calabrese non sarebbe comunque utile a generare lavoro,
sviluppare competenze, far circolare capitali, stimolare il turismo, e
quant'altro facilmente immaginabile? Allora, parafrasando Gattuso, “ce lo mettiamo il cuore in questo progetto?”