da sito La Nazione - edizione di Pisa
Pisa, 6 luglio 2011 - E’ L’ANNO delle rivoluzioni. Oltre a quella dell’ospedale, annunciata ufficialmente lunedì a una vasta platea, a breve, ci sarà quella dell’università. Al lavoro ormai da mesi, infatti, la commissione statuto che ha il compito di studiare la conformazione della nuova università, sulla base della legge Gelmini. Tra pochi giorni, sarà pronta una prima griglia virtuale.
Via le vecchie facoltà, arrivano i dipartimenti, che non saranno più gli organi preposti alla ricerca, ma vere e proprie realtà che organizzeranno sia la ricerca che la didattica. Gli attuali dipartimenti sono 48, ma alla fine dovranno all’incirca dimezzarsi. Il numero preciso non è ancora dato saperlo visto che dipenderà anche dalle varie afferenze dei docenti. Altra novità, le scuole, strutture di raccordo che permetteranno di mettere insieme dipartimenti similari. Se ne discute soprattutto per Medicina e Ingegneria. Una riorganizzazione che passerà ancora da ben tre senati accdemici congiunti con il cda già programmati. Il primo si terrà il 13 di luglio, il secondo il 20 e il terzo il 27, in modo da aver un piano abbastanza completo prima della pausa estiva.
E già ci si chiede che cosa cambierà nella sostanza e se ci saranno differenze nei corsi di studio. Anche se, al momento, sembra che per questi ultimi tutto resterà pressoché invariato. Resta il nodo della multidisciplinarità ancora da sciogliere. E l’eventualità, così come supposto più volte, di una regionalizzazione di alcuni percorsi. Gli studenti vorrebbero garanzie. E non manca un po’ di nostalgia: alcuni presidi avrebbero chiesto di mantenere il vecchio nome di facoltà.
ALTRO aspetto, la governance. Giro di vite anche per Senato e Consiglio di amministrazione. Diminuiranno, per entrambi, i membri scendendo nel primo caso a 25 (ora sono 33) e nel secondo a 10 (al momento 15), compresi le componenti esterne che, sembra, saranno figure elevate del mondo accademico o appartenenti ad altri enti. Il risparmio, in questo caso, più che economico sarà di tempi. Il gettone di presenza in Senato è di 140 euro al mese, 170 per il cda. Con meno partecipanti, le procedure saranno più snelle.
Un parere positivo su quanto è stato fatto fino a questo momento dal rettore, Massimo Augello, e dalla commissione tutta, lo esprime Marco Maccioni di Ateneo studenti: «Un ottimo lavoro che va ultimato. Ma l’università la fanno gli uomini non la fa lo statuto. Bisogna cambiare il cuore dell’uomo, tutti: docenti, impiegati e studenti devono impegnarsi per cambiare questo posto». Flavio Zappacosta, rappresentante degli studenti a livello nazionale, riflette: «La nostra Università è costretta a adempiere, in tempi fin troppo frettolosi, un processo di riforma del proprio statuto imposto da un Governo autocrate e sordo alle richieste di tutti coloro che hanno a cuore il presente e il futuro dell’università pubblica».
«In questa prospettiva — prosegue — si aggiunge la confusione normativa rispetto la programmazione delle risorse umane e economiche delle Università pubbliche. Dunque risulta compromesso il principio di autonomia del nostro Ateneo. Infatti, da quanto emerge dal nostro nuovo Statuto, la funzione politica e di indirizzo nel campo della didattica e della ricerca (si pensi all’attivazione e alla soppressione dei Corsi e dei Dipartimenti) del Senato Accademico viene quasi totalmente demandata al Consiglio di Amministrazione; il rettore e tutti i “capi” degli organi recepiscono ampi poteri a discapito di tutti coloro che chiedono un’Università più democratica e trasparente. Allora non resta che chiedere, come già sta succedendo in altri Atenei, che tutti i componenti della Comunità Accademica (compresi i precari) vengano chiamati a giudicare (e a proporre) le nuove regole attraverso un referendum».
Antonia Casini
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