da www.repubblica.it del 14 Luglio 2011
Il voto finale sarà il 26 o 27 luglio. E la nuova carta costituente sarà approvata, l'Alma Mater avrà un nuovo statuto.
Con alcune novità rilevanti, come il rettore breve, in carica per soli sei anni (addio ai lunghi regni come fu quello di Roversi Monaco che guidò l'ateneo per oltre un decennio) e il diritto al voto per gli amministrativi, conquista storica; altre innovazioni, invece, come la composizione degli organi accademici, seguono per lo più i dettami della legge Gelmini. Il Senato accademico diventerà una sorta di parlamento dell'università, il consiglio di amministrazione, dove il rettore ha tenuto la barra su consiglieri scelti per competenze, attraverso curricula, ed eletti in Senato (salta dunque la rappresentanza in questo organo), sarà il consiglio dei ministri. Infine, il multicampus: nonostante i timori dei romagnoli (da settimane sul piede di guerra), viene confermata la struttura dell'università di Bologna su più sedi.Il decentramento resiste, mentre altri Atenei emiliani come Parma e Modena guardano alla possibilità di accordi federali, Bologna continuerà a guardare al mare per il suo sviluppo, con la possibilità di siglare accordi con la Regione su ricerca e servizi: al centro la tradizione, nelle sedi decentrate i nuovi saperi e le nuove professioni è l'ipotesi del rettore, riportata dai presidi. La Romagna perde le otto Facoltà, ma nasceranno Dipartimenti autonomi o federati (Scienze Politiche, Ingegneria meccanica, Economia, per esempio), Scuole o nuove Facoltà su due sedi.Ecco la rivoluzione tra le mura accademiche che da mesi sta scatenando discussioni, proteste, sino al referendum con più di duemila partecipanti che chiedono uno statuto più democratico e con tutti gli organi di rappresentanza eletti. Il tavolo intersindacale, la sigla dell'opposizione a Dionigi, scalda nuovamente i motori della contestazione. E alza la voce il Cub contro la diminuzione dal 15 al 10% di rappresentanza del personale tecnico nei consigli di dipartimento. Insomma, il clima è acceso. E la road map di Dionigi dai tempi stretti. Venerdì si riuniranno Senato e Consiglio di amministrazione, poi la commissione statuto lavorerà per gli ultimi emendamenti la prossima settimana; infine il voto. Ieri in senato accademico il rettore ha illustrato la bozza ormai definitiva dello Statuto: per 55 minuti Ivano Dionigi ha chiarito i punti più caldi, accettando di accogliere osservazioni e proposte di modifiche avanzate dai presidi. Tra queste, il difficile equilibrio sul multicampus, la rappresentanza delle donne, una maggiore definizione del ruolo dei direttori dei nuovi dipartimenti e dei presidenti delle nuove Scuole o Facoltà. Il nuovo statuto contiene anche uno novità storica per i tecnici e amministrativi che, con un "peso" del 15% potranno votare per il rettore. E' la prima volta che accade, dopo le insistenze da parte del personale ribadite ad ogni inaugurazione di anno accademico. Il rettore sarà eleggibile per un solo mandato, di sei anni, e con due turni appena, non più quattro: o viene eletto a maggioranza assoluta subito, oppure sarà ballottaggio. Nuovi organi sono poi due consulte, quella del personale tecnico e amministrativo (che entra in Senato nonostante non sia previsto dalla legge Gelmini, ma rimane fuori dal Cda) e quella dei "sostenitori", convocata almeno due volte all'anno dal rettore: soggetti e istituzioni che concorreranno a promuovere le attività scientifiche e formative.
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