di Alessandra Migliozzi su sito www.ilmessaggero.it del 11 luglio 2011
ROMA - Hanno sempre confermato di voler fare la loro parte, di essere pronti a sacrifici, razionalizzazioni, decurtazioni dei corsi. Ma ora i rettori delle università pubbliche italiane non nascondo la loro preoccupazione di fronte al taglio dei finanziamenti che li aspetta nel 2012: il fondo statale segnerà un meno 5,5%. Tradotto in cifre, fanno 300 milioni in meno rispetto al 2011. I finanziamenti di quest'anno devono ancora arrivare agli atenei. Il ministro Gelmini ha promesso che saranno inviati entro fine luglio con una novità: la quota premiale per i migliori passerà dal 10 al 13,5%. Ma lo sguardo è rivolto al prossimo anno, che è dietro l'angolo e segna un crollo ulteriore del sostegno statale. Anche per le borse di studio. A rischio ci sono ricerca e servizi. In alternativa bisognerà alzare le tasse di iscrizione. Il capo della Conferenza dei rettori (Crui), Marco Mancini, lancia l'allarme.
Mancini, quali sono le preoccupazioni dei rettori?«Il problema sono le risorse, il 2012 è un anno a rischio apocalisse. Il ministro Gelmini negli scorsi giorni ci ha incontrati. Per la prima volta dall'inizio della legislatura è venuta in Crui. Ha ascoltato e condiviso i dubbi sollevati. I trasferimenti che arriveranno dallo Stato alle università il prossimo anno saranno sotto la soglia di sopravvivenza: non bastano per coprire le spese fisse, quelle per gli stipendi».Tradotto in cifre?«Le spese fisse ammontano a circa 6,85 miliardi. Il finanziamento statale sarà di 6,55. Mancano 300 milioni all'appello, anche considerando i risparmi che conseguiremo a fronte dei pensionamenti. La situazione è davvero preoccupante».Tutto ciò come si ripercuoterà sugli utenti finali, gli studenti? Aumenteranno le tasse?«Finora abbiamo cercato di razionalizzare tutto il possibile. Ma siamo arrivati al punto di crisi. Noi non vogliamo far pagare la situazione agli studenti, non vorremmo aumentare le tasse. Ma certamente l'unica alternativa ad oggi è ridurre ricerca e servizi. Del resto non ci saranno i soldi per le fotocopie, per le provette dei lavoratori, per tenere aperte le strutture. Qualcuno rischia seriamente dei chiudere i battenti. Diciamo sì a meritocrazia e rigore. No ai fondi a pioggia. Ma è grottesco che la legge ci imponga di non spender più del 90% del fondo statale per gli stipendi quando il fondo non li copre nemmeno».Anche il diritto allo studio è un problema.«Il fondo è azzerato ormai siamo passati dai 100 milioni storici a 10-13. Praticamente è come se non ci fosse».Il ministro come risponde di fronte a questo quadro?«Il ministro Gelmini condivide le nostre preoccupazioni. Ma non è lei a tenere i cordoni della borsa».Intanto una ventina di atenei stanno chiudendo i nuovi statuti previsti dalla riforma.«Ci stiamo impegnando per l'attuazione della legge Gelmini. Siamo pronti all'innovazione. Ma senza risorse non si va lontano».
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