Bindi batte gelmini
da sito www.europaquotidiano.it del 30.06.2011
In questi giorni ben 36 universita su 66 hanno avuto l’amara sorpresa di un possibile commissariamento a causa del dissesto finanziario determinato dalla legge numero 10 del 26 febbraio 2011 che, eliminando lo “scorporo virtuale” di un terzo della spesa per il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, ha determinato lo sfondamento del vincolo del 90 per cento per le spese di personale del Fondo di finanziamento ordinario.
In questi giorni ben 36 universita su 66 hanno avuto l’amara sorpresa di un possibile commissariamento a causa del dissesto finanziario determinato dalla legge numero 10 del 26 febbraio 2011 che, eliminando lo “scorporo virtuale” di un terzo della spesa per il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, ha determinato lo sfondamento del vincolo del 90 per cento per le spese di personale del Fondo di finanziamento ordinario.
Purtroppo la cosiddetta riforma universitaria Gelmini non offre soluzioni a questo drammatico problema, poiché si limita a rinviare alla normativa vigente (lettera c articolo 2 e il comma 13 articolo 6 legge 30/12/2010, n. 240.) Il legislatore ha dimenticato che esiste una normativa, il decreto Bindi (decreto legislativo 517/99 articolo 6 legge 30/11/1998, n.
419) che costituisce una risposta realistica, praticabile e fattibile alle esigenze d’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca, capace di eliminare una delle più gravi disfunzioni del servizio sanitario, che determina anche squilibri nei bilanci delle università dotate di una facoltà di medicina.
Dove è stato correttamente applicato il decreto Bindi ha dato buoni risultati e, pertanto si può affermare che consente di indicare i parametri per l’individuazione delle attività e delle strutture assistenziali complesse, funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia, delle aziende ospedaliero/universitarie.
Il decreto consente poi di garantire l’adozione, all’interno dei Protocolli Università/Regione, modelli comuni di organizzazione e funzionamento delle aziende ospedaliero-universitarie, più rispondenti alle esigenze d’integrazione, pur preservandone la flessibilità e la possibilità di sviluppare soluzioni alle problematiche connesse ai rapporti tra Università e Servizio sanitario nazionale, mettendo a frutto l’interscambio di esperienze.
Infine, permette di definire un sistema per verificare il beneficio complessivo attribuito al personale medico e sanitario non medico in termini di “indennità di esclusività” (comma 7 articolo 5 decreto legislativo 517/99 e successive modifiche) e gli effettivi benefici (assistenziali ed economici) ricavati dall’azienda ospedaliero/universitaria.
In conclusione, alla duplice perversità gestionale (bilanci regionali e degli atenei) delle aziende ospedaliero/universitarie, il decreto Bindi offre una soluzione realistica, praticabile e fattibile, che può evitare il commissariamento di ben 36 università e, nel contempo, migliorare la qualità del sistema sanitario.
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