mercoledì 29 giugno 2011

L'Ateneo di Bologna fa sparire ventitrè facoltà: al loro posto undici scuole

da www.ilrestodelcarlino.it

Bologna, 29 giugno 2011 - UNDICI scuole al posto delle ventitre facoltà. È la linea su cui è orientata l’Alma Mater che con una commissione creata ad hoc più di un anno fa è chiamata a ridisegnare lo Statuto che governa l’Ateneo. La rivoluzione è prevista dalla legge Gelmini che stabilisce anche i limiti entro cui agire: si possono formare massimo 12 scuole. E così dalle 23 facoltà dell’Alma Mater si passerà a 11. Il dibattito sul numero è stato acceso. Due le ipotesi al vaglio della commissione Statuto: accorpare le attuali facoltà in cinque scuole o in un numero più corposo, come quello verso cui si sta muovendo l’Ateneo. Il rettore Ivano Dionigi ha tracciato la rotta da seguire nel corso di una seduta congiunta tra il senato accademico e la commissione statuto che è composta da 15 membri.

L’IDEA di fondo, pur nel processo che modificherà il volto dell’Ateneo, è mantenere l’identità e la riconoscibilità delle facoltà già esistenti. La regola da seguire, quindi, resta quella di rendere le scuole riconoscibili agli occhi di studenti presenti e futuri. E non è esluso che per farlo si scelga anche di mantenere la vecchia denominazione di ‘facoltà’. Le undici nuove entità, almeno secondo l’impianto costruito fino ad ora, dovrebbero essere il frutto dei seguenti accorpamenti: Psicologia con Scienze della Formazione; Ingeneria con Ingegneria seconda facoltà (la Romagna) e con Architettura; Medicina manterrà una scuola tutta sua; Scienze Statistiche andrà con Economia di Bologna, Forlì e Rimini; Agraria con Medicina Veterinaria; Giurisprudenza resta sola; Farmacia con un pezzo delle Scienze (probabilmente il corso di laurea in Biotecniologie e quello in Scienze biologiche); Lettere con Conservazione dei Beni Culturali; Lingue con la Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori. E ancora Scienze politiche di Bologna con la sede di Forlì e una scuola con quello che resta delle Scienze, come Matematica, Informatica, Fisica e Astronomia. Sono ancora da definire le sorti della facoltà di Scienze Motorie. Come non sono da escludere cambiamenti tra le fusioni.
L’IMPIANTO è stato presentato ai presidi delle ventitre facoltà che vivranno il cambiamento in prima persona. Il nuovo numero di scuole e dipartimenti, comunque, non sarà contenuto nel nuovo Statuto che l’Ateneo si appresta a varare entro la fine di luglio. Il documento che ridefinisce la governance d’Ateneo, infatti, in tema di scuole e dipartimenti, conterrà solo delle linee di indirizzo, come previsto dalla riforma Gelmini.

Il rettore Dionigi lo ha definito «un documento fondativo, che dovrà guardare ai prossimi decenni avendo come bussola l’interesse degli studenti e della società», ma intorno alla stesura dello Statuto non sono mancate e non mancano accese polemiche. Una prima bozza, rispetto alla quale sono stati presentati una quarantina di documenti che contengono emendamenti proposti dalle varie componenti d’Ateneo, e stata etichettata dall’Intersindacale e dalle Rsu «antidemocratica». Motivo per cui gli stessi hanno indetto un referendum, che si sta svolgendo in questi giorni, in cui chiedono a docenti, ricercatori e personale tecnico e amministrativo di pronunciarsi su quattro quesiti legati proprio al contenuto della bozza.
LA PARTITA sul numero delle scuole dovrebbe chiudersi dopo l’estate, ma la rivoluzione in corso non riguarda solo le facoltà. Nel mirino c’è anche il futuro dei dipartimenti che dovranno rispondere ai nuovi requisiti previsti dalla legge. Primo fra tutti, il numero minimo di docenti e ricercatori: 40 per la Gelmini. Gli accorpamenti, infatti, riguardano anche queste strutture, che diventeranno una sorta di nuova anima dell’Ateneo: il luogo della didattica e della ricerca. Da quelli esistenti, una settantina, si arriverà ad averne 33.

Il processo è già iniziato. È il caso del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica: il primo accorpamento tra dipartimenti realizzato a metà febbraio in area umanistica. È nato dalla fusione tra le strutture dedicate alla Filologia classica e medievale da un lato e all’Italianistica dall’altra. Ma prima ancora c’era stata la creazione di una nuova struttura dipartimentale di Medicina veterinaria. È nata dall’aggregazione tra dipartimento Clinico veterinario, il dipartimento di Morfofisiologia veterinaria e produzioni animali e il dipartimento di Sanità pubblica veterinaria e patologia animale e della Sezione di biochimica veterinaria del dipartimento di Biochimica ‘Moruzzi’.
di EMANUELA ASTOLFI

Nessun commento:

Posta un commento