GUERRA (dall'antico germanico werra). Combattimento militare fra collettività politiche.
La guerra è una modalità d'espressione e di manifestazione della politica, in quanto lotta per il potere, per la supremazia, per vantaggi economici. Nel corso della storia innumerevoli sono le cause, le giustificazioni, l'intensità, le modalità di conduzione della guerra, le immagini del nemico.
Dopo l'età delle guerre giuste medievali - che fanno della guerra la riparazione di un torto - e dopo le guerre civili di religione della prima età moderna, che hanno mostrato l'insostenibilità del tradizionale legame fra guerra e sacro, la piena modernità tende a mettere la guerra sotto il controllo della politica, e a farne un diritto di sovranità; è quindi legittima solo la guerra fra Stati, che si affrontano con eserciti regolari.
Nel XX secolo l'ideologizzazione della politica, lo spostamento della guerra anche all'interno (le rivoluzioni, le guerre civili), l'aumento smisurato del potenziale distruttivo delle armi, il coinvolgimento dei civili e dell'intera società nella guerra totale, danno nuovo vigore alle critiche che hanno accompagnato la guerra (da Erasmo a Kant) e spingono gli Stati (anche l'Italia repubblicana) ad abbandonare la guerra come diritto sovrano, e come mezzo normale di risoluzione delle controversie internazionali, per promuovere istituzioni internazionali (la prima è l'Onu) che, in caso di
aggressione di uno Stato a un altro, o anche ai propri cittadini, regolino l'uso della forza secondo il diritto internazionale. In questa logica la guerra è un'operazione di polizia, che pone rimedio a un grave crimine.
Al di là del dato formale e normativo la guerra continua tuttavia a esistere, soprattutto come guerriglia, terrorismo e controterrorismo, cioè in forme asimmetriche, in cui gli Stati non fronteggiano le forze armate di altri Stati, ma combattenti irregolari difficilmente distinguibili dai civili. (19 marzo 2011)
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