Al rettore uno striscione con le 800 firme di docenti e ricercatori «Chiediamo l'elezione a suffragio universale della commissione che stilerà il nuovo statuto»
elena masuelli (agb)
torino
Chiedono maggiore democrazia nelle scelte dell'ateneo, a cominciare dall'elezione per designare i membri della Commissione che dovrà riscrivere lo Statuto. Una scelta che l'Università di Trieste ha già fatto e sollecitata oggi dai Ricercatori torinesi che, fascia rosa al braccio, hanno srotolato nell'aula magna della Facoltà di Economia e Commercio, durante l'inaugurazione dell'anno accademico, un lungo striscione. Riporta le 800 firme raccolte fra i dipendenti, oltreché i ricercatori anche docenti, personale amministrativo e precari che chiedono l'elezione diretta, a suffragio universale, da parte di tutti coloro che lavorano e studiano nell'ateneo, dei componenti della Commissione che verrà istituita per stilare il nuovo statuto, come previsto dalla riforma Gelmini. «Lo statuto per l'università è come la costituzione per uno stato – scrivono – stabilisce regole di funzionamento condivise per i prossimi decenni. E' giusto che sia eletta con voto libero ed eguale, nel rispetto delle più elementari norme di democrazia».
Il rischio è quello che a scegliere siano trattative non trasparenti, frutto di rapporti di forza fra corporazioni e consorterie: la nuova legge prevede infatti che a redigere il documento sia un gruppo formato da dodici membri designati dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione, sei ciascuno, da due rappresentanti degli studenti e dal Rettore, chiamato a presiedere la Commissione.
E sullo sfondo di questa protesta, cui si è aggiunta quella degli studenti del Collettivo universitario autonomo contro la riforma, proprio al Rettore, Ezio Pellizzetti, è toccato intervenire, cercando di evitare polemiche sulla legge Gelmini, puntualizzando però due lacune nel testo, presupposti utilizzati per propagandarlo, ma lasciati irrisolti: il premio alla meritocrazia e l'apertura per i giovani di spazi all'interno della carriera universitaria. Amarezza e disappunto per l'esclusione dal Consiglio di amministrazione di rappresentanti del personale tecnico e amministrativo.
«I decreti attuativi – ha auspicato Pellizzatti – potranno correggere alcune delle incongruenze e delle contraddizioni che il provvedimento contiene, per stessa ammissione dei suoi estensori. La legge è stata approvata e tocca a noi applicarla. Nessun gioco al massacro sull'Università pubblica: quella torinese in particolare, è attrezzata per la difficile sfida che l'avvenire ci attende».
Il rischio è quello che a scegliere siano trattative non trasparenti, frutto di rapporti di forza fra corporazioni e consorterie: la nuova legge prevede infatti che a redigere il documento sia un gruppo formato da dodici membri designati dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione, sei ciascuno, da due rappresentanti degli studenti e dal Rettore, chiamato a presiedere la Commissione.
E sullo sfondo di questa protesta, cui si è aggiunta quella degli studenti del Collettivo universitario autonomo contro la riforma, proprio al Rettore, Ezio Pellizzetti, è toccato intervenire, cercando di evitare polemiche sulla legge Gelmini, puntualizzando però due lacune nel testo, presupposti utilizzati per propagandarlo, ma lasciati irrisolti: il premio alla meritocrazia e l'apertura per i giovani di spazi all'interno della carriera universitaria. Amarezza e disappunto per l'esclusione dal Consiglio di amministrazione di rappresentanti del personale tecnico e amministrativo.
«I decreti attuativi – ha auspicato Pellizzatti – potranno correggere alcune delle incongruenze e delle contraddizioni che il provvedimento contiene, per stessa ammissione dei suoi estensori. La legge è stata approvata e tocca a noi applicarla. Nessun gioco al massacro sull'Università pubblica: quella torinese in particolare, è attrezzata per la difficile sfida che l'avvenire ci attende».
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