da IlMessaggero Unical del 29.1.2011
Dopo aver fatto una serie d’interventi e di documenti sia autonomamente, sia con il cosiddetto “tavolone della docenza”, vogliamo ora soffermarci sulle implicazioni del PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO a seguito dell’emanazione della riforma gelmini.
Abbiano già stigmatizzato i danni che la riforma produrrà ai giovani per lo svilimento del Diritto allo Studio e per l’esaltazione del precariato quale nuovo accesso al lavoro universitario (vedi l’introduzione della nuova figura di ricercatore con contratto a tempo determinato), nonché le ingiustizie perpetrate nei confronti degli attuali ricercatori messi ad esaurimento.
Posto e ribadito tutto questo, notiamo che il PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO non è da meno in quanto perdita di diritti e di certezze. Che l’intento della legge sia quello di estromettere il Personale Tecnico Amministrativo dalla partecipazione attiva negli atenei, fino a ridurlo ad un corpo estraneo mal tollerato, lo si evince chiaramente dalla riduzione numerica (ad esempio, un massimo di 11 componenti nei consigli d’amministrazione) e dalla composizione definita degli organismi di gestione.
Oltre agli studenti ed a membri esterni che sono espressamente citati, nei consigli d’amministrazione non è affatto codificata la presenza del Personale Tecnico Amministrativo (ma nemmeno esclusa). Riteniamo che non si possa confidare nei rettori (professori ordinari che potranno essere anch’essi esterni) per la salvaguardia della componente Tecnico-amministrativa in presenza anche delle prevedibili lotte egemoniche che si scateneranno.
L’estromissione dei rappresentanti del Personale Tecnico Amministrativo da tutti gli organismi collegiali e dall’elettorato attivo vanificano, in un sol colpo, tutte le conquiste conseguite per l’impegno e la determinazione dispiegati in anni ed anni.
Entro 6 mesi dall’entrata in vigore di questa legge (art.2), una rivoluzione organizzativa ricadrà pesantemente sui dipartimenti, il cui accorpamento e la nuova definizione implicano un riassetto che peserà direttamente sul Personale Tecnico Amministrativo con mobilità, ridistribuzione dei compiti e relative indennità.
Le stesse problematiche si verificheranno qualora si decidessero federazioni e fusioni di Atenei e razionalizzazione dell’offerta formativa (art. 3) in cui si prevede la mobilità di tutto il Personale sia docente e ricercatore, sia Tecnico Amministrativo.
Nell’articolo 9 si parla di un fondo per la premialità, anche per il Personale Tecnico Amministrativo, ma solo in quanto procacciatore di commesse conto terzi e/o finanziamenti esterni.
Su tutto questo “caos” sorgono molteplici le domande:
Come sarà gestita la mobilità? Con quali criteri?– Le eventuali risorse premiali saranno materia di contrattazione? – Come sarà garantita trasparenza ed imparzialità?
In concerto con le altre Organizzazioni Sindacali, in tutte le Sedi universitarie ci si deve attivare affinché sia favorita la partecipazione del Personale Tecnico Amministrativo alle scelte gestionali dell’Ateneo.
Nello specifico, al fine di prevenire mosse inaspettate ed unilaterali delle amministrazioni, occorre agire per ottenere un tavolo di confronto a tutela del Personale affermando criteri omogenei e condivisibili che tengano conto anche delle esigenze personali dei Dipendenti.
Ricordiamo, infine, che all’art.1 della legge “le università che hanno conseguito la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca”, (le cosiddette virtuose) possono sperimentare modelli organizzativi e di funzionamento diversi da quelli indicati nella legge stessa. Quindi, gli atenei che funzionano non hanno alcun obbligo di modificare il loro assetto. La palla passa ai rettori che dovranno dimostrare da che parte stanno e se l’orgoglio per la loro istituzione virtuosa sarà inferiore al desiderio di arrogarsi il diritto di padre-padrone.
Aspettiamo l’emanazione dei decreti ministeriali applicativi, ma vigiliamo comunque, perché conoscendo l’arroganza delle amministrazioni universitarie non ci si aspetta nulla di buono, specialmente, appunto, nei confronti del Personale Tecnico Amministrativo.
Abbiano già stigmatizzato i danni che la riforma produrrà ai giovani per lo svilimento del Diritto allo Studio e per l’esaltazione del precariato quale nuovo accesso al lavoro universitario (vedi l’introduzione della nuova figura di ricercatore con contratto a tempo determinato), nonché le ingiustizie perpetrate nei confronti degli attuali ricercatori messi ad esaurimento.
Posto e ribadito tutto questo, notiamo che il PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO non è da meno in quanto perdita di diritti e di certezze. Che l’intento della legge sia quello di estromettere il Personale Tecnico Amministrativo dalla partecipazione attiva negli atenei, fino a ridurlo ad un corpo estraneo mal tollerato, lo si evince chiaramente dalla riduzione numerica (ad esempio, un massimo di 11 componenti nei consigli d’amministrazione) e dalla composizione definita degli organismi di gestione.
Oltre agli studenti ed a membri esterni che sono espressamente citati, nei consigli d’amministrazione non è affatto codificata la presenza del Personale Tecnico Amministrativo (ma nemmeno esclusa). Riteniamo che non si possa confidare nei rettori (professori ordinari che potranno essere anch’essi esterni) per la salvaguardia della componente Tecnico-amministrativa in presenza anche delle prevedibili lotte egemoniche che si scateneranno.
L’estromissione dei rappresentanti del Personale Tecnico Amministrativo da tutti gli organismi collegiali e dall’elettorato attivo vanificano, in un sol colpo, tutte le conquiste conseguite per l’impegno e la determinazione dispiegati in anni ed anni.
Entro 6 mesi dall’entrata in vigore di questa legge (art.2), una rivoluzione organizzativa ricadrà pesantemente sui dipartimenti, il cui accorpamento e la nuova definizione implicano un riassetto che peserà direttamente sul Personale Tecnico Amministrativo con mobilità, ridistribuzione dei compiti e relative indennità.
Le stesse problematiche si verificheranno qualora si decidessero federazioni e fusioni di Atenei e razionalizzazione dell’offerta formativa (art. 3) in cui si prevede la mobilità di tutto il Personale sia docente e ricercatore, sia Tecnico Amministrativo.
Nell’articolo 9 si parla di un fondo per la premialità, anche per il Personale Tecnico Amministrativo, ma solo in quanto procacciatore di commesse conto terzi e/o finanziamenti esterni.
Su tutto questo “caos” sorgono molteplici le domande:
Come sarà gestita la mobilità? Con quali criteri?– Le eventuali risorse premiali saranno materia di contrattazione? – Come sarà garantita trasparenza ed imparzialità?
In concerto con le altre Organizzazioni Sindacali, in tutte le Sedi universitarie ci si deve attivare affinché sia favorita la partecipazione del Personale Tecnico Amministrativo alle scelte gestionali dell’Ateneo.
Nello specifico, al fine di prevenire mosse inaspettate ed unilaterali delle amministrazioni, occorre agire per ottenere un tavolo di confronto a tutela del Personale affermando criteri omogenei e condivisibili che tengano conto anche delle esigenze personali dei Dipendenti.
Ricordiamo, infine, che all’art.1 della legge “le università che hanno conseguito la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca”, (le cosiddette virtuose) possono sperimentare modelli organizzativi e di funzionamento diversi da quelli indicati nella legge stessa. Quindi, gli atenei che funzionano non hanno alcun obbligo di modificare il loro assetto. La palla passa ai rettori che dovranno dimostrare da che parte stanno e se l’orgoglio per la loro istituzione virtuosa sarà inferiore al desiderio di arrogarsi il diritto di padre-padrone.
Aspettiamo l’emanazione dei decreti ministeriali applicativi, ma vigiliamo comunque, perché conoscendo l’arroganza delle amministrazioni universitarie non ci si aspetta nulla di buono, specialmente, appunto, nei confronti del Personale Tecnico Amministrativo.
Nessun commento:
Posta un commento