da sito www.pietroichino.it
LA RIFORMA DEL FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITA’ AVVIATA ULTIMAMENTE NEL REGNO UNITO PUÒ COSTITUIRE UN MODELLO A CUI FARE RIFERIMENTO ANCHE IN ITALIA
LA RIFORMA DEL FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITA’ AVVIATA ULTIMAMENTE NEL REGNO UNITO PUÒ COSTITUIRE UN MODELLO A CUI FARE RIFERIMENTO ANCHE IN ITALIA
Interrogazione presentata alla Presidenza del Senato il 18 maggio 2011 – Il testo è preceduto da una breve esposizione sintetica dell’idea che è alla base dell’iniziativa
L’IDEA ESSENZIALE CUI L’INTERROGAZIONE SI ISPIRA
L’interrogazione che abbiamo presentato si ispira essenzialmente a questa idea, della quale in Inghilterra sta avviandosi la sperimentazione:
– gli ultimi tagli stanno strangolando gli atenei italiani;
– probabilmente si possono liberare rilevanti risorse tagliando chirurgicamente i molti sprechi e rendite parassitarie che pullulano nelle nostre università, ma questo richiede tempo; e oggi l’Erario non può destinare somme maggiori agli atenei;
– tuttavia c’è una certa quantità di famiglie ricche, che possono sicuramente permettersi tasse universitarie più alte;
– quanto alle famiglie meno agiate, esse sono ancora più interessate di quelle ricche a università che funzionino meglio, fungendo molto più di quanto non facciano ora da “ascensore sociale”;
– per consentire anche ai figli delle famiglie meno agiate di far fronte all’aumento delle tasse universitarie necessarie per un miglior funzionamento degli Atenei, si può pensare che lo Stato presti loro integralmente il necessario, con un meccanismo per cui la restituzione rateizzata – parziale o integrale – incomincerà soltanto da quando il laureato avrà un reddito superiore a determinate soglie (per esempio: 24.000 euro annui per la restituzione parziale e 30.000 euro annui per quella integrale);
– naturalmente questo comporterà che si debba prevedere una certa percentuale di casi in cui la restituzione non avverrà; si può però evitare che ne derivi un maggior onere per lo Stato stabilendo che questa percentuale sia coperta (in tutto o in parte) dalle università stesse interessate, che così ne risulteranno responsabilizzate sia riguardo alla qualità degli studenti ammessi sia riguardo alla qualità dell’insegnamento;
– la scelta non è soltanto tra il “polo alfa” (situazione italiana attuale, con tasse basse, grande facilità di accesso, responsabilizzazione degli studenti pressoché nulla e qualità media degli atenei bassissima) e “polo omega” (modello Regno Unito, con tasse molto alte, ostacolo all’accesso costituito dalla prospettiva del debito elevato che si accumulerà, responsabilizzazione degli studenti molto alta, qualità dell’insegnamento mediamente alta); la scelta è anche tra le infinite possibili soluzioni intermedie tra i due poli estremi.
L’interrogazione che abbiamo presentato si ispira essenzialmente a questa idea, della quale in Inghilterra sta avviandosi la sperimentazione:
– gli ultimi tagli stanno strangolando gli atenei italiani;
– probabilmente si possono liberare rilevanti risorse tagliando chirurgicamente i molti sprechi e rendite parassitarie che pullulano nelle nostre università, ma questo richiede tempo; e oggi l’Erario non può destinare somme maggiori agli atenei;
– tuttavia c’è una certa quantità di famiglie ricche, che possono sicuramente permettersi tasse universitarie più alte;
– quanto alle famiglie meno agiate, esse sono ancora più interessate di quelle ricche a università che funzionino meglio, fungendo molto più di quanto non facciano ora da “ascensore sociale”;
– per consentire anche ai figli delle famiglie meno agiate di far fronte all’aumento delle tasse universitarie necessarie per un miglior funzionamento degli Atenei, si può pensare che lo Stato presti loro integralmente il necessario, con un meccanismo per cui la restituzione rateizzata – parziale o integrale – incomincerà soltanto da quando il laureato avrà un reddito superiore a determinate soglie (per esempio: 24.000 euro annui per la restituzione parziale e 30.000 euro annui per quella integrale);
– naturalmente questo comporterà che si debba prevedere una certa percentuale di casi in cui la restituzione non avverrà; si può però evitare che ne derivi un maggior onere per lo Stato stabilendo che questa percentuale sia coperta (in tutto o in parte) dalle università stesse interessate, che così ne risulteranno responsabilizzate sia riguardo alla qualità degli studenti ammessi sia riguardo alla qualità dell’insegnamento;
– la scelta non è soltanto tra il “polo alfa” (situazione italiana attuale, con tasse basse, grande facilità di accesso, responsabilizzazione degli studenti pressoché nulla e qualità media degli atenei bassissima) e “polo omega” (modello Regno Unito, con tasse molto alte, ostacolo all’accesso costituito dalla prospettiva del debito elevato che si accumulerà, responsabilizzazione degli studenti molto alta, qualità dell’insegnamento mediamente alta); la scelta è anche tra le infinite possibili soluzioni intermedie tra i due poli estremi.
L’INTERROGAZIONE
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA n. 4-05237ai ministri dell’Economia e dell’Istruzionepresentata il 18 maggio 2011
dai Senatori Ichino, Ceccanti, D’Alia, Germontani, Leddi, Ignazio Marino, Morando, Poli Bortone, Nicola Rossi, Rusconi, Rutelli, Tonini, Treu, Valditara
dai Senatori Ichino, Ceccanti, D’Alia, Germontani, Leddi, Ignazio Marino, Morando, Poli Bortone, Nicola Rossi, Rusconi, Rutelli, Tonini, Treu, Valditara
Premesso che
- il Paese da lungo tempo cresce troppo poco;
- il sistema universitario ha un ruolo centrale nella creazione del capitale umano di cui il Paese ha bisogno per ricominciare a crescere;
- la bassa crescita aggrava i vincoli sulle finanze pubbliche e al tempo stesso questi vincoli rendono difficile aumentare la spesa pubblica per stimolare la crescita;
- il sistema universitario Italiano è al collasso finanziario per gli effetti combinati delle politiche sovente sconsiderate di assunzione da parte degli atenei negli ultimi trent’anni e dei recenti tagli indiscriminati (ossia non legati al merito o all’efficienza) effettuati dal Governo: soprattutto tagli non finalizzati a ridurre la spesa per i salari e gli stipendi di chi poco o nulla contribuisce al buon funzionamento del sistema;
- sono ingenti le risorse che possono e devono essere liberate, per il finanziamento dei nostri atenei, con la soppressione di sprechi e rendite parassitarie che negli atenei stessi sono assai diffuse; ma questa operazione richiederà comunque del tempo, mentre gli atenei hanno necessità immediata di investimenti che migliorino la qualità dell’insegnamento;
- per altro verso, solo una spesa pubblica che possa essere caratterizzata come un investimento ad alto rendimento per la crescita futura del Paese è compatibile con i vincoli di finanza pubblica e anzi auspicabile per uscire dal circolo vizioso che quei vincoli implicano e che sta distruggendo l’Università Italiana;
- il sistema universitario ha un ruolo centrale nella creazione del capitale umano di cui il Paese ha bisogno per ricominciare a crescere;
- la bassa crescita aggrava i vincoli sulle finanze pubbliche e al tempo stesso questi vincoli rendono difficile aumentare la spesa pubblica per stimolare la crescita;
- il sistema universitario Italiano è al collasso finanziario per gli effetti combinati delle politiche sovente sconsiderate di assunzione da parte degli atenei negli ultimi trent’anni e dei recenti tagli indiscriminati (ossia non legati al merito o all’efficienza) effettuati dal Governo: soprattutto tagli non finalizzati a ridurre la spesa per i salari e gli stipendi di chi poco o nulla contribuisce al buon funzionamento del sistema;
- sono ingenti le risorse che possono e devono essere liberate, per il finanziamento dei nostri atenei, con la soppressione di sprechi e rendite parassitarie che negli atenei stessi sono assai diffuse; ma questa operazione richiederà comunque del tempo, mentre gli atenei hanno necessità immediata di investimenti che migliorino la qualità dell’insegnamento;
- per altro verso, solo una spesa pubblica che possa essere caratterizzata come un investimento ad alto rendimento per la crescita futura del Paese è compatibile con i vincoli di finanza pubblica e anzi auspicabile per uscire dal circolo vizioso che quei vincoli implicano e che sta distruggendo l’Università Italiana;
considerato altresì che
- in Inghilterra, il Rapporto Browne (Independent Review of Higher Education Funding and Student Finance, elaborato in meno di un anno tra il 9 Novembre 2009 e il 12 ottobre 2010) ha essenzialmente descritto un problema simile per quel Paese;
- il Rapporto Browne ha dato le seguenti raccomandazioni per risolvere il problema:
1) consentire agli atenei di aumentare le tasse universitarie per tutti gli studenti;
2) anticipare a carico dello Stato il costo sostenuto dagli studenti meno abbienti per frequentare l’università;
3) consentire agli studenti beneficiati di ripagare il debito attraverso il loro prelievo fiscale futuro, ma solo se e quando raggiungeranno un reddito sufficientemente elevato (21mila sterline) e comunque nella proporzione del 9% del reddito percepito e con un interesse contenuto (2.2%);
- il Rapporto Browne ha giustificato queste raccomandazioni sulla base dei seguenti principi:
a) questo tipo di finanziamento induce gli studenti a scegliere le università migliori, ossia quelle la cui qualità consentirà di ripagare il costo dell’investimento effettuato;
b) quindi esso stimolerà una competizione tra gli atenei per migliorare la qualità della loro offerta formativa;
c) al tempo stesso questa soluzione non carica le famiglie degli studenti, soprattutto quelle meno abbienti, e carica gli studenti ma solo in futuro e solo nel caso in cui l’investimento abbia effettivamente successo;
d) secondo l’Institute for Fiscal Studies, dal 25 al 30% degli studenti meno abbienti finirà per pagare di meno per i propri studi universitari;
e) questa soluzione genera forti incentivi a frequentare l’università soprattutto per gli studenti più abili ma indipendentemente dalle condizioni economiche delle loro famiglie;
f) dal punto di vista dello Stato, l’onere si configura come un investimento in capitale umano per la crescita del Paese, che al tempo stesso genera tra gli studenti e le università gli incentivi corretti per il suo successo; quindi è relativamente a basso rischio e alto rendimento atteso;
g) dal punto di vista delle università e dei cittadini questa soluzione è semplice, trasparente e comporta oneri burocratici e amministrativi molto contenuti;
- il Governo inglese dopo appena un mese, il 3 novembre 2010, ha accolto le raccomandazioni del Rapporto Browne, con tre sole modificazioni importanti:
i) le tasse universitarie non potranno essere aumentate oltre le 9000 sterline;
ii) le università che scelgono di innalzare le tasse universitarie fino ai livelli più alti devono dimostrare ex post, dati alla mano, che il numero di studenti meno abbienti e non provenienti da scuole private è aumentato;
iii) il tasso di interesse è stato innalzato al 3% rispetto al 2.2% previsto dal rapporto;
- il Parlamento Inglese ha approvato la riforma in tempi rapidissimi, varandola in via definitiva il 9 Dicembre 2010 alla Camera dei Comuni e cinque giorni dopo alla Camera dei Lord, nonostante l’opposizione di una parte della maggioranza stessa e di una parte degli studenti;
- l’amministrazione statale ha dato immediata applicazione alla riforma attivando per prima cosa –in ossequio principio fondamentale per cui il presupposto essenziale per l’effettività delle nuove leggi è costituito dalla immediata e agevole conoscibilità del loro contenuto da parte di chi è chiamato ad applicarle o a fruirne (c.d. principio della “copertura conoscitiva” delle nuove leggi) – una campagna di informazione di straordinaria chiarezza, della quale costituisce soltanto un esempio parziale la seguente pagina web:http://www.direct.gov.uk/en/EducationAndLearning/UniversityAndHigherEducation/StudentFinance/DG_194804
- il Rapporto Browne ha dato le seguenti raccomandazioni per risolvere il problema:
1) consentire agli atenei di aumentare le tasse universitarie per tutti gli studenti;
2) anticipare a carico dello Stato il costo sostenuto dagli studenti meno abbienti per frequentare l’università;
3) consentire agli studenti beneficiati di ripagare il debito attraverso il loro prelievo fiscale futuro, ma solo se e quando raggiungeranno un reddito sufficientemente elevato (21mila sterline) e comunque nella proporzione del 9% del reddito percepito e con un interesse contenuto (2.2%);
- il Rapporto Browne ha giustificato queste raccomandazioni sulla base dei seguenti principi:
a) questo tipo di finanziamento induce gli studenti a scegliere le università migliori, ossia quelle la cui qualità consentirà di ripagare il costo dell’investimento effettuato;
b) quindi esso stimolerà una competizione tra gli atenei per migliorare la qualità della loro offerta formativa;
c) al tempo stesso questa soluzione non carica le famiglie degli studenti, soprattutto quelle meno abbienti, e carica gli studenti ma solo in futuro e solo nel caso in cui l’investimento abbia effettivamente successo;
d) secondo l’Institute for Fiscal Studies, dal 25 al 30% degli studenti meno abbienti finirà per pagare di meno per i propri studi universitari;
e) questa soluzione genera forti incentivi a frequentare l’università soprattutto per gli studenti più abili ma indipendentemente dalle condizioni economiche delle loro famiglie;
f) dal punto di vista dello Stato, l’onere si configura come un investimento in capitale umano per la crescita del Paese, che al tempo stesso genera tra gli studenti e le università gli incentivi corretti per il suo successo; quindi è relativamente a basso rischio e alto rendimento atteso;
g) dal punto di vista delle università e dei cittadini questa soluzione è semplice, trasparente e comporta oneri burocratici e amministrativi molto contenuti;
- il Governo inglese dopo appena un mese, il 3 novembre 2010, ha accolto le raccomandazioni del Rapporto Browne, con tre sole modificazioni importanti:
i) le tasse universitarie non potranno essere aumentate oltre le 9000 sterline;
ii) le università che scelgono di innalzare le tasse universitarie fino ai livelli più alti devono dimostrare ex post, dati alla mano, che il numero di studenti meno abbienti e non provenienti da scuole private è aumentato;
iii) il tasso di interesse è stato innalzato al 3% rispetto al 2.2% previsto dal rapporto;
- il Parlamento Inglese ha approvato la riforma in tempi rapidissimi, varandola in via definitiva il 9 Dicembre 2010 alla Camera dei Comuni e cinque giorni dopo alla Camera dei Lord, nonostante l’opposizione di una parte della maggioranza stessa e di una parte degli studenti;
- l’amministrazione statale ha dato immediata applicazione alla riforma attivando per prima cosa –in ossequio principio fondamentale per cui il presupposto essenziale per l’effettività delle nuove leggi è costituito dalla immediata e agevole conoscibilità del loro contenuto da parte di chi è chiamato ad applicarle o a fruirne (c.d. principio della “copertura conoscitiva” delle nuove leggi) – una campagna di informazione di straordinaria chiarezza, della quale costituisce soltanto un esempio parziale la seguente pagina web:http://www.direct.gov.uk/en/EducationAndLearning/UniversityAndHigherEducation/StudentFinance/DG_194804
si chiede di sapere
- se, secondo l’interpretazione che ne dà il Governo, il Fondo per il Merito di cui all’art. 4 della Legge n. 240/2010, nuovamente disciplinato dal cosiddetto “Decreto Sviluppo” emanato ultimamente, consenta la sperimentazione anche in Italia di una soluzione simile a quella adottata oltre Manica;
- in caso di risposta negativa al primo quesito, se il Governo non ritenga opportuno adottare al più presto misure che consentano di applicare anche in Italia un meccanismo di incremento del finanziamento analogo a quello che si sta adottando in Inghilterra, nella stessa misura o in una diversa e più contenuta misura che sia considerata più opportuna in relazione al contesto italiano;
- qualora il Governo sia orientato ad adottare la soluzione inglese, se Esso non ritenga opportuno (al fine di stimolare gli atenei alla migliore selezione degli studenti) introdurre una disposizione che autorizzi lo Stato a rivalersi sugli atenei che facessero registrare una frazione troppo elevata di studenti inadempienti rispetto all’obbligo di restituzione del mutuo;
- se comunque il Governo non ritenga opportuno consentire che la soluzione Inglese sia sperimentata in alcuni atenei italiani, i quali decidessero di rendersi disponibili per questo, in modo da poter stimare l’entità dell’investimento iniziale per il bilancio pubblico, le probabilità di non restituzione del prestito da parte degli studenti beneficiati e quindi il rendimento complessivo dell’investimento;
- quale che sia la soluzione prescelta, se e come i dicasteri competenti ritengano di essere in grado di realizzarla in tempi altrettanto brevi quanto quelli che sono stati necessari al Governo inglese e di illustrarne i contenuti con la stessa chiarezza;
- perché attualmente – in aperta violazione del principio della copertura conoscitiva delle nuove leggi di cui sopra – sul sito del dicastero competente non sia possibile trovare alcuna indicazione circa l’interpretazione e l’applicazione delle nuove disposizioni concernenti il Fondo per il Merito;
- quali disposizioni il Governo intenda emanare al fine di rendere agevolmente conoscibile il contenuto della riforma universitaria e gli orientamenti applicativi del Governo stesso in proposito.
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