pubblicato su http://justlaure.wordpress.com il 11.9.2011
Ha 58 anni e da un paio di settimane ha scoperto che, probabilmente, tornerà ad essere precaria.
Ha 58 anni e da un paio di settimane ha scoperto che, probabilmente, tornerà ad essere precaria.
Da giovane le piaceva leggere. Leggeva in continuazione, romanzi, giornali. Tutto quello che nascondeva una storia.
Era timida, quasi invisibile dietro gli occhiali spessi, ma con un sorriso luminoso ed intelligente. Ha studiato filosofia, mia madre, in un tempo non troppo diverso da questo. Come oggi, anche allora c’erano i laureati di serie A e quelli di serie B. Come oggi, anche allora gli studenti erano giudicati diversi, divisi in migliori e mediocri in base alle scelte di studio. Filosofia, sociologia, lettere … girone dei mediocri. Medicina, giurisprudenza, economia … girone dei migliori.
Come oggi, anche allora mia madre faticava a trovare un posto nel mondo. Ha iniziato, così, a sminuzzare la sua identità in piccoli pezzi funzionali alla sopravvivenza. Ha studiato (o meglio, ristudiato) per diventare assistente sociale e si è diplomata in canto al conservatorio.
L’avventura del canto la ricordo anche io. Ero eccitata il giorno in cui arrivò il pianoforte a casa nostra, così eccitata che persi una scarpa nel divano del soggiorno per la fretta di vedere quel sogno in bianco e nero.
Stavo sempre in silenzio mentre mia madre gorgheggiava Verdi, leggeva spartiti, solfeggiava note, premeva tasti. E ricordo, come fosse ieri, un pomeriggio in cui mi colava il moccolo dal naso e per attirare la sua attenzione le ho detto, canticchiando Bizet: “mamma, il naso, il naaaaso, ollè!”.
Ma oggi, come ieri, mia madre è precaria.
Ieri aveva 30 anni, oggi ne ha quasi 60.
Era precaria. È precaria.
In questi 30 anni ha insegnato educazione musicale in diversi paesi sperduti della Sila Grande, ha cresciuto me e mia sorella, non è mai mancata ad una recita scolastica né ad una riunione dei genitori, non si è mai assentata dal lavoro neppure quando, d’inverno, le strade di montagna si riempiono di neve e ghiaccio e gli addetti alla pulizia delle strade compaiono soltanto dopo i primi raggi di sole.
Si è ammalata.
E dopo 30 anni passati a spiegare a ragazzi poco più che adolescenti la poetica allegria di Mozart o quelle tempeste inarrestabili generate dalle mani di Beethoven, mia madre ha spinto ancora una volta il tasto del cambiamento. La legge italiana le ha permesso di essere esonerata dall’insegnamento, rimanendo a disposizione della scuola per svolgere ruoli di supporto all’amministrazione.
Ed è quello che ha fatto negli ultimi anni, reinventandosi ed imparando ad archiviare, a catalogare, a protocollare documenti, lontana anni luce dalla filosofia, dalla musica, da tutto quello su cui aveva costruito la sua esistenza.
Ora, la necessità di risanare il debito di un paese alla deriva, l’incompetenza di un ministro che scrive favole per bambini piuttosto che occuparsi della pubblica istruzione, e una politica al solo servizio dei potenti dicono che probabilmente mia madre non potrà rimanere nella scuola in cui lavora, che dovrà mettersi a disposizione di qualunque amministrazione provinciale – scolastica e non – che abbia bisogno di personale.
Mia madre è precaria. Ha una figlia precaria ed un’altra che ha lasciato l’Italia da quasi 3 anni.
Mia madre ha 58 anni. Io ne ho 30. La Gelmini ne ha 38.
Mia madre ha 58 anni e si reinventa “lavoratrice a disposizione”. Io di anni ne ho 30 e sopravvivo come posso alla precarietà e all’assenza di un sogno.
La Gelmini ha 38 anni, scrive favole per bambini, prende lo stipendio da ministro della repubblica italiana e non dovrà mai preoccuparsi di sapere dove andrà domattina.
Il pianoforte non suona ormai da tempo.
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