giovedì 29 settembre 2011

Vecchie parole pericolose !!!

da   "il punto" n. 19 di Agostino Labella

Qui noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita a una politica, tutti qui siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Ogni cittadino qui cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui, ad Atene, noi facciamo così.

Sono le parole che 2450 anni fa Pericle indirizzava ai suoi concittadini, così attuali da essere “pericolose”. Invitato a Domenica In... nel 2003, l'attore Paolo Rossi scelse di recitare proprio questo brano, tratto da La guerra del Peloponneso dello storico Tucidide. La Rai ritenne il brano “troppo forte” e gli propose di partecipare al programma con un altro pezzo; Rossi non accettò.

mercoledì 28 settembre 2011

Aldo Quattrone eletto nuovo rettore dell'Università Magna Graecia



da www.ilquotidianocalabria,it

28/09/2011 Aldo Quattrone è il nuovo rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro per i prossimi sei anni, Questo il responso delle elezioni che si sono svolte, nella giornata odierna dalle ore 9.30 alle ore 17, nell’aula magna A del Campus universitario. Hanno votato oltre il 90% degli aventi diritto. Aldo Quattrone ha ottenuto 157 voti su 163, con un percentuale di oltre il 96%. Il seggio elettorale è stato presieduto da Paolo Falzea e composto da Daniela Concolino e da Stefania Bulotta. «Desidero ringraziare i docenti, il personale tecnico-amministrativo, gli studenti – ha dichiarato il neo rettore – per il sostegno e l’incoraggiamento avuto per la mia candidatura a rettore dell’ateneo. Desidero esprimere un ringraziamento sentito anche a Francesco Saverio Costanzo per quanto fatto nella conduzione dell’ateneo in questi anni. I primi mesi del mio mandato rettorale saranno dedicati alla completa attuazione del nuovo Statuto, che è stato adeguato alla legge di riforma universitaria per quanto concerne l’assetto organizzativo e di governance, e allo sviluppo e alla crescita della Università con uno slancio propulsivo verso la ricerca e la formazione dei nostri giovani, creando le condizioni per un Ateneo centro culturale e cuore pulsante della Calabria."L'ottima sinergia e la condivisione di intenti con il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti – ha spiegato il Rettore Aldo Quattrone – ha già prodotto un accordo proficuo tra Regione e Università per il rilancio della Fondazione «Tommaso Campanella» e il completamento della struttura sanitaria del Campus che ci auguriamo di poter inaugurare, a breve, nella sua interezza. «L'integrazione con la città è la strada che intendo perseguire per la crescita sociale, culturale, economica della nostra Catanzaro e di tutta la Regione. Tale integrazione sarà favorita dall’attivazione di nuovi corsi di studio in città, grazie all’impegno del sindaco Michele Traversa che ha già offerto piena disponibilità a destinare all’Università un’importante sede nel centro cittadino». (AGI) Ros 281912 SET 11 (AGI) – Catanzaro, 28 set. – Aldo Quattrone è il nuovo rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro per i prossimi sei anni, Questo il responso delle elezioni che si sono svolte, nella giornata odierna dalle ore 9.30 alle ore 17, nell’aula magna A del Campus universitario. Hanno votato oltre il 90% degli aventi diritto. Aldo Quattrone ha ottenuto 157 voti su 163, con un percentuale di oltre il 96%. Il seggio elettorale è stato presieduto da Paolo Falzea e composto da Daniela Concolino e da Stefania Bulotta. «Desidero ringraziare i docenti, il personale tecnico-amministrativo, gli studenti - ha dichiarato il neo rettore - per il sostegno e l’incoraggiamento avuto per la mia candidatura a rettore dell’ateneo. Desidero esprimere un ringraziamento sentito anche a Francesco Saverio Costanzo per quanto fatto nella conduzione dell’ateneo in questi anni. I primi mesi del mio mandato rettorale saranno dedicati alla completa attuazione del nuovo Statuto, che è stato adeguato alla legge di riforma universitaria per quanto concerne l’assetto organizzativo e di governance, e allo sviluppo e alla crescita della Università con uno slancio propulsivo verso la ricerca e la formazione dei nostri giovani, creando le condizioni per un Ateneo centro culturale e cuore pulsante della Calabria». «L'ottima sinergia e la condivisione di intenti con il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti - ha spiegato il Rettore Aldo Quattrone - ha già prodotto un accordo proficuo tra Regione e Università per il rilancio della Fondazione «Tommaso Campanella» e il completamento della struttura sanitaria del Campus che ci auguriamo di poter inaugurare, a breve, nella sua interezza. «L'integrazione con la città è la strada che intendo perseguire per la crescita sociale, culturale, economica della nostra Catanzaro e di tutta la Regione. Tale integrazione sarà favorita dall’attivazione di nuovi corsi di studio in città, grazie all’impegno del sindaco Michele Traversa che ha già offerto piena disponibilità a destinare all’Università un’importante sede nel centro cittadino». 

lunedì 26 settembre 2011

Università, piano reclutamento ricercatori è scontro: tagliato fuori un ateneo su due

di Alessandra Migliozzi su www.ilmessaggero.it del 26.09.2011

ROMA - Il piano di reclutamento straordinario di professori associati previsto dalla riforma Gelmini (circa 1.500 posti all'anno per tre anni) taglia fuori dalla spartizione della torta metà degli atenei pubblici italiani. Lo prevede il documento che il ministro ha inviato alle Camere nelle competenti commissioni per il vaglio finale. Un anno fa i ricercatori universitari sono saliti sui tetti, hanno scioperato, sono scesi in piazza per chiedere prospettive di carriera: con la riforma sarà più facile, per i colleghi più giovani, tentare la strada da associato rispetto ai veterani bloccati da anni nella stessa posizione. 



Il ministro ha ceduto al piano di reclutamento. Ma ora i criteri per distribuire i fondi a disposizione, 13 milioni di euro per il 2011, lasciano fuori centinaia di ricercatori, soprattutto al Sud, che hanno l'unica colpa di essere dipendenti di atenei che spendono troppo per il personale. Il ministro ha infatti deciso che non partecipano al piano le università che utilizzano più del 90% dei fondi statali per pagare i dipendenti. Una tagliola che esclude oltre 30 realtà pubbliche con i conti in bilico su poco più di 70. Atenei finiti in rosso spesso a causa dei tagli.E infatti sui limiti imposti dalla Gelmini è scontro. I rettori, attraverso la loro conferenza, la Crui, chiedono che «la platea dei possibili fruitori del finanziamento straordinario venga estesa a tutte le università, indipendentemente dal limite del 90%: si tratta di un fondo destinato a incentivare le assunzioni di tutti i ricercatori a prescindere dalla loro collocazione». La commissione Cultura della Camera ha dato il via libera al decreto per la ripartizione dei fondi per le assunzioni, ma chiede che, almeno per il 2012 e 2013, sia disapplicato il limite del 90%. Lo sforamento dei limiti di spesa «ormai dipende ben poco dalle università, ma dai continui tagli» ricorda Manuela Ghizzoni, Pd.Anche la maggioranza è di questo avviso. Al Senato la Lega nord si è schierata contro l'esclusione degli atenei con i bilanci in bilico dal reclutamento straordinario. In Friuli, infatti, le due università presenti sono già fuori dal riparto. Il ministro Gelmini chiede di proseguire sulla linea «del rigore», ma ha promesso «margini di flessibilità». Che, però, scatteranno con ogni probabilità solo dal prossimo anno, visto che ormai il documento ministeriale che taglia fuori gli atenei poco virtuosi dalle assunzioni è stato esaminato in Parlamento e sta avendo l'ok delle commissioni. Nel frattempo i ricercatori di università come Tor Vergata, Firenze, Siena, L'Aquila saranno esclusi dalla prima tornata di assunzioni a loro dedicate. Un danno notevole considerando che i nuovi concorsi post-riforma non partiranno prima del prossimo anno.

Università meglio il 3+1 che il 3x2



da www.lastampa.it del 26.09.2011


WALTER PASSERINI


Che l’università si sia trasformata in un supermercato delle lauree e in un esamificio è sotto gli occhi di tutti. Oltre 5 mila titoli di laurea tra triennali e specialistiche, oltre 2 mila master universitari, troppe università sedicenti tali, di paese, di provincia, di sottoscala, di campanile. La promessa operazione di disboscamento non sembra scalfire gli interessi in gioco, che hanno fatto sfuggire di mano il senso e la funzione dell’Università. La formula del tre più due andrebbe rivisitata, perché prigioniera della indefinitezza dei ruoli: un triennio professionalizzante, un biennio di specializzazione.


Il nodo è tutto da sciogliere. Ci sono lauree triennali inutili, che proseguono nella stessa Università, con gli stessi docenti, stesse materie nei successivi due anni, cosicché la laurea diventa a ciclo quinquennale con programmi di studio casuali, non orientati e prigionieri del fai da te. Saremo tutti dottori, sembra, ma di quali competenze e qualità non lo sappiamo. Meglio un buon corso triennale a cui aggiungere un anno di master, che inseguire l’Università supermarket del tre per due: paghi due e porti a casa tre prodotti spesso inservibili.

domenica 25 settembre 2011

A Torino è partito il "toto-rettore"


da www.universita.it del 18.9.2011

Anche se il mandato di Elio Pelizzetti potrebbe essere prorogato di un anno in vista dell’approvaione del nuovo statuto, all’Università di Torino è partito il toto-rettore e sono tanti i nomi dei possibili successori che si aggirano per i corridoi dell’ateneo. Per sapere se il mandato dell’attuale “magnifico” sarà prolungato bisogna attendere pochi giorni: il 27 settembre, giorno in cui il senato accademico dovrebbe approvare il discusso statuto, se ne avrà la conferma.
Tra i favoriti c’è Ezio Ghigo, preside di Medicina, che non nasconde un certo interesse ma evita di esporsi troppo. Se però nella corsa alla poltrona di preside non aveva rivali, questa volta oltre alla sua candidatura ce n’è un’altra, sempre proveniente dall’area medica, quella di Ferdinando Rossi, giovane preside di Psicologia, un po’ “estraneo” alla facoltà che dirige, perché laureato in medicina e da sempre nell’orbita delle neuroscienze. Lavora al San Luigi, nei laboratori della fondazione Cavalieri Ottolenghi. È una persona gradita a molti per la sua mitezza e per le capacità di gestione che ha mostrato finora.
Resta avvolta nel mistero, invece, la candidatura di Anna Maria Poggi. Molti dicono che l’ex preside di Scienze della formazione, si sia bruciata esponendosi troppo presto, altri che sia solo rientrata nell’ombra per presentarsi in un momento più opportuno. Nel caso di una sua candidatura, Poggi sarebbe la prima donna in lizza per ricoprire il ruolo di rettore dell’ateneo torinese.
Ma non è finita: a Palazzo Nuovo risuonano anche altri due potenziali candidature. Sergio Roda e Vincenzo Ferrone, entrambi dell’area umanistica, cui però non spetterebbe ancora il turno di “capo” dell’ateneo. Oltre a dover fare i conti con un calo del finanziamento statale che ammonta a 9 milioni di euro (dai 251 del 2010 ai 242 del 2011), i futuri candidati dovranno anche fare i conti con una previsione del nuovo statuto che preoccupa molti: se gli ordinari non riescono a ottenere modifiche, dal prossimo anno saranno tutti iricercatori dell’ateneo a poter votare il rettore, oltre 900 persone che insieme potrebbero essere in grado di determinare la scelta.

sabato 24 settembre 2011

Un reddito uguale per tutti - La provocazione di Gesù


George Bernard Shaw
Sia fatta la Sua volontà
Non vedo via d’uscita dalla miseria del mondo se non Gesù come uomo politico
Ediizione Chiarelettere


Un reddito uguale per tutti - La provocazione di Gesù
La presentazione dell'editor Maurizio Donati
La provocazione politica e sociale di Gesù arriva oggi in libreria con un piccolo libretto (Sia fatta la sua volontà, chiarelettere, 150 pagine, 7 euro) scritto quasi un secolo fa da George Bernard Shaw, narratore e saggista irlandese premio Nobel per la Letteratura nel 1925. Ed è una sorpresa, perché oltre a criticare un modello di sviluppo economico generatore di ingiustizie e disuguaglianze inaccettabili, ci pone di fronte alle nostre più elementari intuizioni di giustizia. Quelle intuizioni di giustizia che abbiamo sotterrato storditi dal finto benessere che ha preceduto la crisi di questi ultimi anni, da cui però è necessario ripartire se vogliamo ripensare un nuovo modello, più equo, più giusto, più umano. Un reddito uguale per tutti? I più teneri la leggeranno come un’ingenuità protocomunista. Altri, molto più pragmatici e realisti, la giudicheranno un’impraticabile utopia. Ma guardiamoci intorno e chiediamoci se non è forse di una nuova grande utopia che abbiamo bisogno. Anche libri come questo possono aiutarci. Se non indicarci una strada, almeno stabilire le priorità. Proponiamo qui un breve estratto sulla questione della giustizia distributiva secondo il punto di vista di Gesù. Quello di Shaw è una sorta di test di giustizia, che interroga ciascuno di noi, più o meno ricco, più o meno privilegiato, più o meno fortunato alla nascita. Ci interroga semplicemente come uomini. Prima di rispondere che è impossibile, chiediamoci se è giusto oppure no. E’ forse proprio il caso di ripartire dal Vangelo:
“Tanto per cominciare, sbarazziamoci dell’adorazione iconografica di Cristo. Mi riferisco letteralmente all’adorazione riservata ai quadri e alle statue che lo raffigurano, nonché ai racconti su di lui. Non appena ci accorgiamo che Gesù non è la figura innocua e inerme che ci hanno tramandato, ma un centro aggregante di influenze rivoluzionarie combattuto in ogni tempo e luogo da tutti gli Stati e dalle religioni costituite, solo allora avremo dato vita a ciò che è stato ridotto a semplice immagine.
“Non c’è certo bisogno di Gesù per dimostrare che l’attuale sistema di distribuzione della ricchezza è completamente e mostruosamente sbagliato. Vediamo milionari sorti dal nulla accanto a uomini poverissimi, logorati da una vita intera di lavoro ingrato e incessante. Una forma di distribuzione così vergognosa può essere mantenuta solo con la violenza. Chi si oppone viene liquidato. E chi prova a resistere è preso a manganellate e imprigionato: con un eufemismo questa operazione viene chiamata mantenimento dell’ordine pubblico.
“L’iniquità ha toccato un punto di non ritorno. Ormai nessuno che conosca i dati relativi alla distribuzione dei redditi può difenderli. Consideriamo ora le reazioni dell’esperienza e della sociologia moderne alla proposta di Gesù di mettere in comune le proprietà private. Sembra quasi di sentire le voci dei farisei di Gerusalemme, Corazin e Betsaida: ‘Buon uomo, se oggi suddividi equamente le ricchezze della Giudea entro la fine dell’anno avrai comunque ricchi e poveri, miseria e benessere, proprio come adesso; perché vi saranno sempre i pigri e gli industriosi, i parsimoniosi e i dissipatori’. Gesù ribatterebbe: ‘Guai a voi, bugiardi e ipocriti, poiché ogni giorno dovete ripartire le ricchezze del paese, e non un giorno soltanto. Voi avete diviso ingiustamente e avete reagito al rimprovero che vi ho rivolto creando addirittura una legge, secondo cui questo male deve permanere e ammorbare le narici di Dio per l’eternità’. Il capitalismo moderno ha fatto piazza pulita di questi primitivi appelli contro le disuguaglianze.
“Finché la comunità non si organizzerà in modo tale da rimuovere completamente la paura delle persone di non soddisfare i bisogni primari, proprio come nelle città moderne è stato dimenticato il pericolo dei lupi, non potremo mai godere di una vita sociale decente. Il fascino del sistema attuale sta proprio nel fatto che ha permesso ad alcuni di liberarsi di questa paura. Ma poiché il loro benessere è guadagnato in modo maligno, trasformando questa manciata di privilegiati in parassiti del resto della società, essi vengono colpiti da quella forma di decadenza che sembra essere la punizione biologica riservata al parassitismo. Corrompono la cultura e l’arte di governare, invece di contribuire a migliorarla, e l’eccesso di benessere di cui godono si trasforma in un danno pari all’eccesso di lavoro sulle spalle della gente comune.
“Quando finalmente lo si affronta, il problema di come distribuire il reddito non può avere che una risposta: dobbiamo percepire tutti la stessa quota. Ora, esiste già un’eguaglianza economica tra capitani, così come esiste tra mozzi. La questione, piuttosto, è se sarà possibile estendere questa condizione tra capitani e mozzi. Cosa avrebbe detto Gesù? Che se a noi interessa avere un capitano e un mozzo con l’unico scopo che ci portino da Liverpool a New York sarà sufficiente dare uno scellino al mozzo per ogni sterlina pagata al capitano, la cui formazione è stata più costosa. Però, se oltre a questo desideriamo consentire alle due anime del capitano e del mozzo, che sono inseparabili dal capitano e dal mozzo e da sole bastano a differenziarli da un mulo da soma, di sviluppare tutte le loro potenzialità, scopriremo allora che un mozzo costa più di un capitano, perché il lavoro di un mozzo non nutre l’anima quanto quello di un capitano. Di conseguenza saremo costretti a pagarlo almeno quanto un capitano, a meno che non lo consideriamo una creatura inferiore. In tal caso, è meglio che veniate impiccati quanto prima. Questo è il punto fondamentale.”

venerdì 23 settembre 2011

La governance delineata dai nuovi statuti


MODELLO DI GOVERNANCE                                                       ATENEI
Senato Accademico in maggioranza elettivo, Consiglio di Amministrazione in maggioranza nominato dal Senato AccademicoBologna, Macerata, Milano Bicocca, Milano Statale, Napoli Federico II, Napoli 2,Padova, Pavia, Piemonte Orientale, Roma Tor Vergata, Sassari, Tuscia, Venezia
Senato Accademico in maggioranza elettivo, Consiglio di Amministrazione in maggioranza nominato dal RettoreBergamo, Brescia, Cagliari, Cassino,Catania, Catanzaro, Foggia, Pescara, Siena
Senato Accademico in maggioranza elettivo, Consiglio di Amministrazione in maggioranza elettivoFirenze, Genova, Insubria, Milano Politecnico, Palermo, Pisa, Salento, Sannio, Torino Politecnico, Trieste
Senato Accademico in maggioranza non elettivo, Consiglio di Amministrazione in maggioranza nominato dal Senato AccademicoPerugia
Senato Accademico in maggioranza non elettivo, Consiglio di Amministrazione in maggioranza elettivoMolise

La febbre del referendum contagia gli Atenei

da www.ilfattoquotidiano.it del 23.09.2011

Ricordate i proclami gelminiani dell’autunno scorso? “L’università sarà più meritocratica, trasparente, competitiva e internazionale”. Gelmini arrivò al punto di affermare, con supremo sprezzo del ridicolo, che chi protestava difendeva i baroni. La legge è stata approvata da mesi: che fine hanno fatto i baroni? E i contestatori?



La legge Gelmini obbliga gli atenei a riscrivere gli statuti. Tutti i poteri passano al consiglio di amministrazione (cda):  il Senato Accademico, tempio del potere baronale, viene ridotto al rango di organo consultivo.Ma la ministra Gelmini sotto sotto è una tenerona e non se l’è sentita di abbandonare così i poveri baroni: nella sua legge ha previsto gli statuti siano riscritti da commissioni designate proprio dagli attuali organi di governo universitari.Molti atenei hanno così designato commissioni a maggioranza blindata, che scrivono statuti che cambiano tutto affinché nulla cambi: ad esempio, affidando a Rettori e/o Senati Accademici il potere di designare i futuri cda.Quest’anno, però, c’è una novità: i baroni non sono più i soli a prendere la parola. Ci sono ricercatori, studenti e rari professori illuminati che, freschi delle proteste anti-Gelmini, chiedono che i cda siano eletti in modo trasparente e democratico: per coinvolgere l’intero personale dell’ateneo nelle decisioni hanno inventato il referendum autogestito.La prima è stata Bologna: a fine giugno più di 2200 persone hanno cliccato sui quesiti online proposti dal coordinamento intersindacale e una schiacciante maggioranza ha detto quattro sì alle proposte alternative a quella del rettore Dionigi, ma il Senato non se ne è dato per inteso e ha approvato ugualmente.La partita è invece ancora aperta alla Statale di Milano, dove più di 400 persone hanno riempito i questionari e a larghissima maggioranza hanno respinto la bozza di statuto caldeggiata dal rettore ed ex presidente della CRUI Decleva.Perugia l’establishment ha proposto una bozza nella quale il Senato sarà a maggioranza non elettiva e il cda totalmente non elettivo. Anche qui, alcuni volenterosi hanno appena promosso unaconsultazione autogestita e oltre 600 votanti hanno inflitto una sonora bocciatura alla proposta della commissione ufficiale.All’Università di Torino la lotta è iniziata a gennaio, con una petizione per chiedere che la commissione di riscrittura fosse elettiva e non designata dall’alto: ottiene più di 800 firme,stampate su uno striscione rosa lungo oltre 20 metri, srotolato e consegnato al rettore nel bel mezzo dell’inaugurazione dell’anno accademico. La richiesta non viene accolta e la commissione viene designata, ma il sottoscritto ottiene il raro privilegio di entrarvi.Il conflitto scoppia nuovamente a giugno: la commissione partorisce a colpi di maggioranza una bozza di statuto che prevede una rappresentanza studentesca sotto i minimi di legge, e un cda interamente designato dal Senato. La reazione? Dimissioni del sottoscritto dalla commissione, e lancio di una petizione con proposte alternative: raccoglie 1100 firme. Non basta: a luglio, circa 300 persone vanno a presidiare una seduta del Senato Accademico. Vista la situazione, il Senato si convince obtorto collo a votare una proposta di mediazione che invita la commissione a modificare la bozza, aumentando la rappresentanza studentesca e prevedendo un cda elettivo. La battaglia sembra vinta…A settembre i ricercatori organizzano ugualmente una consultazione dell’ateneo per garantire a tutti il diritto di esprimersi sulla bozza di statuto. Quasi 1200 persone chiedono di parteciparvi, anche se per problemi tecnici non riusciranno a votare tutti. Ma mentre le urne telematiche sono aperte, ecco il colpo di scena: in una seduta surreale, il 20 settembre la commissione con una risicatissima maggioranza di 7 a 5 si rifiuta di ratificare la proposta di mediazione del Senato, adducendo argomentazioni del tipo “il cda è un organo tecnico e bisogna scegliere i più competenti” e che l’elettorato “non è in grado di giudicare al meglio chi è più competente”!La prossima puntata della telenovela torinese? Il 27 settembre, quando il Senato Accademico si riunirà per approvare uno statuto impresentabile. Stay tuned!

lunedì 12 settembre 2011

Mia madre è precaria


pubblicato su http://justlaure.wordpress.com il 11.9.2011


Ha 58 anni e da un paio di settimane ha scoperto che, probabilmente, tornerà ad essere precaria.
Da giovane le piaceva leggere. Leggeva in continuazione, romanzi, giornali. Tutto quello che nascondeva una storia.
Era timida, quasi invisibile dietro gli occhiali spessi, ma con un sorriso luminoso ed intelligente. Ha studiato filosofia, mia madre, in un tempo non troppo diverso da questo. Come oggi, anche allora c’erano i laureati di serie A e quelli di serie B. Come oggi, anche allora gli studenti erano giudicati diversi, divisi in migliori e mediocri in base alle scelte di studio. Filosofia, sociologia, lettere … girone dei mediocri. Medicina, giurisprudenza, economia … girone dei migliori.
Come oggi, anche allora mia madre faticava a trovare un posto nel mondo. Ha iniziato, così, a sminuzzare la sua identità in piccoli pezzi funzionali alla sopravvivenza. Ha studiato (o meglio, ristudiato) per diventare assistente sociale e si è diplomata in canto al conservatorio.
L’avventura del canto la ricordo anche io. Ero eccitata il giorno in cui arrivò il pianoforte a casa nostra, così eccitata che persi una scarpa nel divano del soggiorno per la fretta di vedere quel sogno in bianco e nero.
Stavo sempre in silenzio mentre mia madre gorgheggiava Verdi, leggeva spartiti, solfeggiava note, premeva tasti. E ricordo, come fosse ieri, un pomeriggio in cui mi colava il moccolo dal naso e per attirare la sua attenzione le ho detto, canticchiando Bizet: “mamma, il naso, il naaaaso, ollè!”.
Ma oggi, come ieri, mia madre è precaria.
Ieri aveva 30 anni, oggi ne ha quasi 60.
Era precaria. È precaria.
In questi 30 anni ha insegnato educazione musicale in diversi paesi sperduti della Sila Grande, ha cresciuto me e mia sorella, non è mai mancata ad una recita scolastica né ad una riunione dei genitori, non si è mai assentata dal lavoro neppure quando, d’inverno, le strade di montagna si riempiono di neve e ghiaccio e gli addetti alla pulizia delle strade compaiono soltanto dopo i primi raggi di sole.
Si è ammalata.
E dopo 30 anni passati a spiegare a ragazzi poco più che adolescenti la poetica allegria di Mozart o quelle tempeste inarrestabili generate dalle mani di Beethoven, mia madre ha spinto ancora una volta il tasto del cambiamento. La legge italiana le ha permesso di essere esonerata dall’insegnamento, rimanendo a disposizione della scuola per svolgere ruoli di supporto all’amministrazione.
Ed è quello che ha fatto negli ultimi anni, reinventandosi ed imparando ad archiviare, a catalogare, a protocollare documenti, lontana anni luce dalla filosofia, dalla musica, da tutto quello su cui aveva costruito la sua esistenza.
Ora, la necessità di risanare il debito di un paese alla deriva, l’incompetenza di un ministro che scrive favole per bambini piuttosto che occuparsi della pubblica istruzione, e una politica al solo servizio dei potenti dicono che probabilmente mia madre non potrà rimanere nella scuola in cui lavora, che dovrà mettersi a disposizione di qualunque amministrazione provinciale – scolastica e non – che abbia bisogno di personale.
Mia madre è precaria. Ha una figlia precaria ed un’altra che ha lasciato l’Italia da quasi 3 anni.
Mia madre ha 58 anni. Io ne ho 30. La Gelmini ne ha 38.
Mia madre ha 58 anni e si reinventa “lavoratrice a disposizione”. Io di anni ne ho 30 e sopravvivo come posso alla precarietà e all’assenza di un sogno.
La Gelmini ha 38 anni, scrive favole per bambini, prende lo stipendio da ministro della repubblica italiana e non dovrà mai preoccuparsi di sapere dove andrà domattina.
Il pianoforte non suona ormai da tempo.

domenica 4 settembre 2011

NON STUDIATE


da Bussole di Ilvo Diamanti su Repubblica.it


CARI RAGAZZI, cari giovani: non studiate! Soprattutto, non nella scuola pubblica. Ve lo dice uno che ha sempre studiato e studia da sempre. Che senza studiare non saprebbe che fare. Che a scuola si sente a casa propria.

Ascoltatemi: non studiate. Non nella scuola pubblica, comunque. Non vi garantisce un lavoro, né un reddito. Allunga la vostra precarietà. La vostra dipendenza dalla famiglia. Non vi garantisce prestigio sociale. Vi pare che i vostri maestri e i vostri professori ne abbiano? Meritano il vostro rispetto, la vostra deferenza? I vostri genitori li considerano “classe dirigente”? Difficile.

Qualsiasi libero professionista, commerciante, artigiano, non dico imprenditore, guadagna più di loro. E poi vi pare che godano di considerazione sociale? I ministri li definiscono fannulloni. Il governo una categoria da “tagliare”. Ed effettivamente “tagliata”, dal punto di vista degli organici, degli stipendi, dei fondi per l’attività ordinaria e per la ricerca.

E, poi, che cosa hanno da insegnare ancora? Oggi la “cultura” passa tutta attraverso Internet e i New media. A proposito dei quali, voi, ragazzi, ne sapete molto più di loro. Perché voi siete, in larga parte e in larga misura, “nativi digitali”, mentre loro (noi), gli insegnanti, i professori, di “digitali”, spesso, hanno solo le impronte. E poi quanti di voi e dei vostri genitori ne accettano i giudizi? Quanti di voi e dei vostri genitori, quando si tratta di giudizi – e di voti – negativi, non li considerano pre-giudizi, viziati da malanimo?

Per cui, cari ragazzi, non studiate! Non andate a scuola. In quella pubblica almeno. Non avete nulla da imparare e neppure da ottenere. Per il titolo di studio, basta poco. Un istituto privato che vi faccia ottenere in poco tempo e con poco sforzo, un diploma, perfino una laurea. Restandovene tranquillamente a casa vostra. Tanto non vi servirà a molto. Per fare il precario, la velina o il tronista non sono richiesti titoli di studio. Per avere una retribuzione alta e magari una pensione sicura a 25 anni: basta andare in Parlamento o in Regione. Basta essere figli o parenti di un parlamentare o di un uomo politico. Uno di quelli che sparano sulla scuola, sulla cultura e sullo Stato. Sul Pubblico. Sui privilegi della Casta. (Cioè: degli altri). L’Istruzione, la Cultura, a questo fine, non servono.

Non studiate, ragazzi. Non andate a scuola. Tanto meno in quella pubblica. Anni buttati. Non vi serviranno neppure a maturare anzianità di servizio, in vista della pensione. Che, d’altronde, non riuscirete mai ad avere. Perché la vostra generazione è destinata a un presente lavorativo incerto e a un futuro certamente senza pensione. Gli anni passati a studiare all’università. Scordateveli. Non riuscirete a utilizzarli per la vostra anzianità. Il governo li considera, comunque, “inutili”. Tanto più come incentivo. A studiare.

Per cui, cari ragazzi, non studiate. Se necessario, fingete, visto che, comunque, è meglio studiare che andare a lavorare, quando il lavoro non c’è. E se c’è, è intermittente, temporaneo. Precario. Ma, se potete, guardate i maestri e i professori con indulgenza. Sono una categoria residua (e “protetta”). Una specie in via d’estinzione, mal sopportata. Sopravvissuta a un’era ormai passata. Quando la scuola e la cultura servivano. Erano fattori di prestigio.

Oggi non è più così. I Professori: verranno aboliti per legge, insieme alla Scuola. D’altronde, studiare non serve. E la cultura vi creerà più guai che vantaggi. Perché la cultura rende liberi, critici e consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili. Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti!
(01 settembre 2011)